Opaque Lucidity - Opaque Lucidity (CD)

Review
The Streets
5/10
14.05.2009

I skjæringspunktet mellom Ambient og Funeral Doom har debutantene i russiske Opaque Lucidity valgt å legge seg. Bandet består av medlemmer fra tre andre, mer eller mindre ukjente, band og det var en felles interesse for esoterisk litteratur, filosofi, «dzen» og «dzogchen» som brakte dem sammen. Albumet i sin helhet er dedisert til sjelelig vekst, så for de av dere som tror på spiritistenes astrallegeme bør jo dette være et ypperlig alternativ til tradisjonell New Age-musikk. De opererer stort sett innenfor samme landskap som danske Nortt gjør på sitt siste album «Galgenfrist», men ikke like dystert og alvorspreget. De har fått til en stemning som er meditativ og sterkt beroligende, tross inkluderingen av kjellerstenket vokal. Visse partier gir også assossiasjoner til Niles korte og «egyptiske» låter/mellomspill og selvfølgelig soloalbumene til Karl Sanders. For at dette skulle bli musikk som virkelig la seg tett til hjertet burde nok andelen med matnyttig gravferdstemning vært adskillig større. Resultatet som foreligger er for oppstykket og virker tilfeldig sammensatt. Det gjør hele prosessen med å få tak på komposisjonene adskillig verre enn nødvendig. Jeg har en svak mistanke om at skiva funker bedre ved mer «ubevisst» lytting, enn den gjør med kritiske ører og det er absolutt nok interessante ting som skjer her til at en prøvelytt kan være lurt, tross den lunkne karakteren. En bedre balanse og større vekt på arrangeringen til neste gang og dette kommer til å bli jævlig bra!

Author: Rune

Review
Executioner Zine
5/10

Una banda rusa más que, gracias a uno de los subsellos del sello ruso Doom por excelencia, Solitude Productions, edita un álbum completo; Opaque Lucidity es un proyecto formado por miembros de Aglaomorpha y Risus Sardonicus y definen su música como Funeral Doom esotérico y ambiental.

Y sí, el Doom está a la orden del día, y en el caso de Opaque Lucidity estamos hablando de un Funeral Doom realmente atmosférico, donde los paisajes fúnebres desfilan sin ninguna prisa, con una total preferencia por la casi calma orquestada por los teclados, que conforman el lienzo sobre el que van desfilando los distintos elementos que se funden en este "Opaque Lucidity". Una voz cavernosa, similar a las de Skepticism, efectos de carácter natural o sintético, algún instrumento clásico de cuerda, un sintetizador... todo junto dando forma a una de las formas más atmosféricas y poco usuales bandas que me he encontrado si nos ceñimos al Funeral Doom.

El principal problema que le veo al disco viene principalmente por ese punto, y es que los rusos se pasan un poco con la tranquilidady no consiguen romper la monotonía que llega a generar tanta calma, sin llegar nunca a romper en tormenta. No son suficientes ni la voz de Evgeniy y Artem ni los instrumentos clásicos ni los distintos samples para separar suficientemente este disco de lo que sería uno de Ambient, a duras penas entra en lo que podríamos categorizar como Doom, y, sinceramente, si lo que buscase fuese Ambient, hay mejores opciones. No creo que les fuese nada mal incluir algún elemento "eléctrico" más, le daría más pesadez a su música y la convertiría en Doom "de verdad".

Un disco que poco puede aportar a menos que uno busque exactamente esto y tenga mucha paciencia.

Author: Jeroni Sancho

Review
Metal-Daze
3/5
18.10.2009

El Funeral Doom es un estilo que tiene pocos fans alrededor del mundo pero que ha sabido diseminarse de buena manera en Europa, sobre todo en lugares como Noruega, Finlandia o Rusia.
De este último país son los OPAQUE LUCIDITY, una banda que reúne miembros de Aglaomorpha y Risus Sardonicus, otrora agrupaciones de Doom y Death Metal de la nombrada tierra europea.
¿Cómo “meterse” de lleno en un disco que contagia poco debido a su funerario andar? Y, es difícil, muy difícil. Las atmósferas que emanan de las cuatro composiciones que componen éste CD (sí, son cuatro en casi cuarenta y cinco minutos) no son fáciles de digerir, pues, a paso lento, acompañadas de voces susurradas, lánguidas guitarras y teclados omnipresentes van dejando libre un camino sinuoso y desesperado.
“Opaque Lucidity" es un disco casi marcial (el termino Doom creo que le queda grande), climático en un 110 % y destinado a seres que comprendan fehacientemente que aquí no hay lugar para el clásico formato acostumbrado de canción; sino más bien a un forma diferente de desarrollo de las canciones.
La monotonía no se rompe en ningún momento y el desgano le gana a la pasividad el partido de su vida. ¿Vida? Justamente eso es lo que le falta a un estilo que quiere terminar con ella.

Author: Gustavo Piccini

Review
Metalitalia
7/10
2009

Si dice sempre che la perseveranza paga: se avessimo recensito questo debut album dei russi Opaque Lucidity dopo un paio di ascolti scarsi, probabilmente lo avremmo bollato come noioso e senza idee. Invece la nostra pazienza ci ha premiato, ed il lavoro ci è improvvisamente apparso per quello che realmente è, ovverosia una piccola gemma di funeral dark ambient. La band infatti unisce con insospettata intelligenza una componente pesantissima e plumbea, tipica del doom finlandese, con delle partiture eteree mutuate dall’ambient più dilatato. E’ ovvio che questo è un lavoro che in pochissimi apprezzeranno, tanto è evanescente e minimalista, però gli appassionati del genere dovrebbero assolutamente dargli un ascolto. Gli inserti vocali sono rarissimi e mettono in buona evidenza la voce da orco di Anton; anche le chitarre e la sezione ritmica sono ridotte all’osso, mentre ampio spazio è dedicato ai synth, che si prendono i loro spazi ed esplorano territori oscuri e deprimenti dove in pochi osano avventurarsi. Il tutto viene però suonato con una delicatezza inusuale per il genere. A sprazzi si sentono anche dei passaggi che rimandano alla musica classica, ovviamente riproposti con strumentazioni moderne e senza pretese di sorta. I quattro brani contenuti in “Opaque Lucidity” sono lunghi ma mai noiosi e vanno per forza di cose ascoltati in situazioni particolari: scordatevi di farvi piacere la band ascoltando il CD in macchina! Non diciamo che ci vogliano obbligatoriamente il gelo siberiano o una notte piovosa per apprezzare l’album, ma è indispensabile che il silenzio sia pressoché assoluto per poter cogliere le sfumature del sound dei russi. Se vi sono piaciuti i Vinterriket magari sarete invogliati ad ascoltare anche gli Opaque Lucidity, che ne sono la versione più soffusa e poetica. Per tutti gli altri invece questo lavoro sarà solamente uno strazio lento e cacofonico, siamo pronti a scommettere!

Author: Luca Filisetti

Review
Shapeless Zine
7.5/10
Mart 2009

Quando ho ricevuto questo pacchetto contenente i lavori della Bad Mood Man, come sempre ho guardato le copertine dei CD e letto i titoli per cercare di capire cosa potessero suonare i gruppi prima di poterli ascoltare nel lettore. Mi ritrovo quindi a guardare questo primo CD degli Opaque Lucidity e penso: 'un ossimoro nel nome, solo quattro composizioni, l'etichetta si occupa di generi estremi e malinconici... sarа un gruppo stile Opeth'. Invece dopo il lavoro di Vinterriket, ecco che la Bad Mood Man Records (una divisione della Solitude Productions) ci presenta un nuovo progetto che gravita nei meandri del dark ambient piщ oscuro e insostenibile. Oltretutto и interessante vedere come due artisti dediti allo stesso genere riescano ad ottenere risultati cosм diversi, a livello di atmosfere, pur continuando a lavorare sul minimalismo piщ completo. Se Vinterriket, infatti, ricrea atmosfere buie e legate alla Natura, con suoni di vento e foglie che si accompagnano alle tastiere oscure e dilatate, gli Opaque Lucidity, invece, allargano ancora di piщ i suoni, lasciano al silenzio una componente comunicativa importantissima e ricreano invece atmosfere piщ eteree, come un cielo notturno invaso di stelle.
Il gruppo (formato da un compositore/programmatore, Anton, una chitarrista, Nikita, e due cantanti, Evgeniy e Artem) con questo primo album ci regalano quattro composizioni lunghe, assolutamente difficili da penetrare ma anche molto particolari.
Giа ascoltando la prima "Induality, Not Induality" si vede subito che non abbiamo a che fare con del 'semplice' dark ambient: infatti, dopo qualche secondo di tastiere che riproducono il suono di archi, ecco che esplode un riff oscuro e sinistro di chitarra elettrica. Un unico riff, in pieno stile funeral doom, a cui si accompagna un growling prolungato e cupo. Ancora qualche accenno di tastiere, il silenzio torna a farsi pesante e poi nuovamente una chitarra elettrica invade l'ambiente per un nuovo riff, lento e inesorabile. L'effetto di questa fusione tra doom e ambient и molto forte, tanto affascinante quanto insostenibile: stiamo parlando di un procedere lentissimo, tipo un riff al minuto per un brano che ne dura nove. Eppure si riesce presto ad entrare nelle spire di quest'opera e il risultato finale non и noioso.
"In The Insane Dance Of Stars", invece, si avvicina ai dodici minuti di durata e qui viaggiamo su territori piщ vicini al classico dark ambient: tastiere dilatate ricreano quelle atmosfere buie e cosmiche del viaggio interstellare, mentre resta presente la voce death a scandire l'orrore della solitudine con ringhi di dolore.
Decisamente piщ dinamica, invece, "Kense", il mio pezzo preferito, sia per una maggiore varietа di suoni, che riprendono anche violini e pianoforte, sia per le atmosfere ricreate piщ cristalline e caleidoscopiche. Non chiedetemi perchй, visto che le sonoritа sono diverse, ma le atmosfere mi hanno ricordato alcuni passaggi di "Wildhoney" dei Tiamat (tipo in brani come "Do You Dream Of Me?", oppure "Planets").
Con "New Eon", invece, gli Opaque Lucidity firmano il loro brano piщ lungo, superando i tredici minuti di durata. Qui torniamo ancora negli standard del dark ambient, con atmosfere pesantissime, melodie sinistre e un sapiente uso delle voci e delle chitarre a creare quegli sbalzi di tensione elettrica che aumentano il malessere durante l'ascolto.
Devo dire, poi, che ho apprezzato molto la scelta del gruppo di fermarsi qui, lasciando la durata dell'album poco oltre i quaranta minuti: insistere ulteriormente avrebbe annoiato l'ascoltatore, mentre cosм и la misura giusta per farsi apprezzare senza esasperare.
Per concludere, quindi, posso dire che questo "Opaque Lucidity" и un discreto CD che riesce a superare abbondantemente la sufficienza grazie a questa commistione tra doom e ambient. Anche in questo caso, come per Vinterriket, non и stato firmato un capolavoro della musica, ma sono certo che gli appassionati di questi generi potranno essere ispirati dalla proposta di questa formazione russa.

Author: Danny Boodman