S:t Erik - From Under The Tarn (CD)

Review
Metalzone
8.5/10
24.11.2009

Sweden… a special country concerning many things, one of these of course is Sweden’s music scene. This scene gave born to bands cornerstones of Heavy Metal such as Heavy Load, Candlemass, Count Raven, etc but also to bands that today play the music of yesterday i.e. In Solitude, Portrait and the the music of the day before yesterday like Witchcraft, Burning Saviours (RIP). So from one of the most important music scene we have the first album of S:t Erik.
S:t Erik is for sure a psychedelic Stoner outfit that sounds close to Om (if they had guitars) , Zoroaster or even Electric Wizard on their doomier parts. The effects are spread through out the whole album and the outcome that creeps out of the speakers can really devour you and then set spinning in a multi colored astral vortex. Of Course the bass guitar has the leading role in the album and in particular segments it can really mesmerize the listener while the drums sound like poundings of huge meteorites falling upon the face of planet earth and destroying everything. As for the vocals…they sound like they are coming from the depth of “something” while the singing sounds closer to some kind of ritual, summoning the astral Gods rather than “proper” singing… oh dear Lord…I got to close this review ‘cause I see some weird figures all around me…and they are after me…

Author: Lampros Tennes

Review
Metal Revolution
81/100
01.01.2010

There’re only five songs on this new opus from S:t Erik. Yes, the band name is very strange unless you live in Sweden and create the most obscure, cold and dark doom metal…and you’re named Erik.

This is a piece of a very spacey doom metal with a lot of psychedelic influences. Some of the riffs, esp. in the opening song “Goddess” remind me of Black Sabbath, the same does the vocals throughout this release. There’s a great deal of this crying echo voice and it definitely scary me a bit.

The guitars are down-tuned all the time, while this five piece band includes a lot of synths in their sound. It gives this special atmosphere of cold and depressive yet beautiful Nordic winters. Or put in a different way; these Swedes are capable of creating fantastic atmosphere delivering very solid musicianship. If I wasn’t informed I would say that they are giants of the genre but this is actually only their debut, but what an awesome debut it is…!

From Under The Tarn is a perfect soundtrack for a horror movie.

Author: bato

Review
Flashmagazine
80/100
19.11.2009

# PER CHI ASCOLTA: Doom Psychedelia, Ufomammut, Sleep.

Quale goduria nel mettere questo cd nel mio lettore: era da tanto tempo che non ascoltavo questo genere di sonorità doom/stoner/psichedeliche tutte ben miscelate tra loro e in grado di produrmi dei magnifici trip mentali, come se avessi fatto un abbondante uso di LSD. Il quintetto svedese, capitanato dalle disperate vocals di Erik Nordstrom riesce in tutto questo e lo si capisce già dalla iniziale “Goddess” dove in sette minuti, i nostri palesano tutto il loro talento. Chitarroni dal chiaro stampo stoner, si alternano a momenti di delicata e lisergica psichedelia, con la sofferente voce di Erik a parlare di solitudine e disperazione. L’inizio della seconda lunghissima traccia (più di undici minuti) sembra presa in prestito dagli ultimi ISIS: 3 minuti e passa di atmosfere soffuse, dense e avvolgenti, dopo di che sale in cattedra ancora una volta il talentuoso vocalist e ci conduce tra i fumi solforosi dell’inferno, facendoci capire con le sue parole che stiamo buttando via le nostre vite. Le ambientazioni angoscianti che si percepiscono sono davvero da brividi: i sintetizzatori giocano un ruolo di prim’ordine nell’economia globale di questa release, creando atmosfere apocalittiche a tratti e spaziali in altri frangenti. Assai affascinante il risultato, soprattutto se siete nella classica cameretta a luci spente, il tutto vi sembrerà più seducente. Nella terza, altrettanto lunga, song, si mette da parte il doom angosciante e si torna a parlare di space stone rock, con i granitici riffs del duo Tomas Eriksson e Magnus Wikmark a proporre il loro ultra conservativo drone fino a quando a metà della song sopraggiunge il silenzio, forse la fine del mondo: c’è freddo, l’atmosfera si fa sempre più rarefatta, la paura ci assale per poi esplodere nella parte conclusiva della traccia… spettacolare! È come trovarsi in un brutto sogno quando quanto di più oscuro e inquietante sta per assalirci, ma il dramma, la paura che sorge è che non sai esattamente cosa sia quella entità misteriosa che sta per farti a pezzi. La musica dei S:T Erik ha lo stesso medesimo effetto: è oscura, inesplicabile, terrorizzante ma il risultato è estremamente affascinante. Un ipnotico basso apre “Black Wall” e via pronti a ripartire per un altro viaggio spaziale a bordo dell’astronave svedese. La conclusiva “Swan Song” nei suoi tredici minuti ci tramortisce definitivamente con i suo riff pachidermici, le atmosfere ultra mega dilatate, asfissianti, che ammorbano irreparabilmente le nostre menti… Non ho fatto alcun uso di droghe ve lo giuro, ma risollevarmi dal mio sofà dopo l’ascolto di questo cd, è davvero impresa assai ardua. Ottima musica (non per tutti però), ottimi musicisti e un’ottima produzione (sporca il giusto), confermano l’oculatezza da parte dell’etichetta russa Solitude Production, nello scegliere le band da mettere nel proprio rooster. Complimenti avanti cosi! (Francesco Scarci)

# COSA FUNZIONA: suoni raffinati, atmosfere da paura, vocals sofferenti
# COSA SERVE: l’attenzione dei magazine specializzati

Review
20.10.2009

Space Doom is the name of the game among the Stoner scene those days. For those of you who've been lost in the Andromeda nebula for the past five years, Space Doom is more or less your classic Stoner Doom with a lot more psychedelia involved, and droning instruments. In short, it's Acid King on LSD (I know, it's redundant). Coming out of Sweden like a horde of Klingon warships on Deep Space Nine is S:t Erik. One could think that, given their moniker, the band would play a rather ultra-conservative Christian Doom (after all, Erik IX the Lawgiver, who gave his name to the band, wasn't really known to be a kind man). But that is not the case.

Right from the opening riff of Goddess, the influence of Acid King spring to the mind. Long brooding riffs, slow marching drumming, expanded vocals... If it wasn't for the fact that Erik Nordstrцm is a man, then Lori S. would be expected to handle the vocal duties. But what make S:t Erik more than a talented copycat is the fact that they go far more into the atmospheric tripping fields than the Californian band. And they play long pieces of music, very long (the shortest song range at seven minutes long). Long enough for you to smoke two 'spliffs' and get high every time a new song start. Also, they're not afraid to experiment a bit, like by dropping a curious male/female duet on 'The Search', or using well-placed keyboards. Now keyboards in Stoner are generally more for some small mid-albums instrumentals, like the classic 'Night Of The Shape' on Electric Wizard's 'Let Us Prey'. Not here. For S:t Erik use keyboards damn well, which complement and expand the spacey vibe of their music.

To be frank, this is maybe the best Stoner Doom album since the release of 'Witchcult Today'. You can put it between Acrimony's timeless masterpiece 'Tumuli Shroomaroom' and Acid King's 'Zoroaster'. This is music to take a trip to, go visit some far out galaxies, see stars exploding before your eyes and resting near a pyramid among the dry channels of Mars. Heavy, drug-induced and brooding... Gimme that bong again, Sam...

Auhtor: Laurent Lignon

Review
Heavy Impact
8/10
08.12.2009

Giungono da Uppsala, Svezia e con “From Under the Tarn” danno alle stampe un debut album di caratura elevata. Dal moniker particolare, gli S:t Erik, propongono un sound stoner/doom dal taglio psichedelico, un sound che non nasconde forti influenze 70’s derivate dalle concezioni tossiche dello space rock.

L’album si compone di cinque lunghe tracce morbosamente affascinanti, tracce ove si fanno strada allucinate visioni di valore assoluto, dal mood soffocante e psicotico, tutti brani presenti evidenziano ottime doti personalistiche che si associano, senza forzature, ad un songwriting vibrante e nebuloso. Un songwriting che si regge su un continuum di riffs pesantissimi entro i quali prendono forma corposi movimenti di sintetizzatore e vocals che sembrano essere generate da massicce dosi di LSD.

Da questo nascono veri e propri inni ad una realtà fatta di deformi spettri psichici all’ombra dei quali danzano allucinate concezioni esistenziali, come nel caso di “Goddess” o di “Black Wall”, brani ove prede forma un rimando a stati onirici.

Un lavoro che impone la band svedese tra le realtà di maggiore interesse in ambito stoner/doom. Un album perfetto per un allucinato viaggio introspettivo, a patto che si sia disposti a fari dominare da esso. Per eletti.

Author: Andrea Angelino