The Howling Void - Nightfall (CD)

symphonic funeral doom, Solitude Productions, Solitude Productions
533.33 Р
CD
Price in points: 800 points
SP. 080-13 xn
Out of stock
The fourth full-length album from one of the best funeral doom metal bands is ready to surprise the listeners. Although the style of the talented multi-instrumentalist Ryan hiding beneath the name of The Howling Void is kept, this album features new colors and musical impressions. This time clean melodious vocal employed at the previous EP “Runa” supports cold cosmic and majestic symphonies. Given the overall monolith of sound, diverse keyboards and guitar parties combined with ambient interludes make “Nightfall” vivid and rich. And from the first tones one can reveal behind detached sadness and reverie one of the unique bands of the genre. Following the tradition, the artwork again features a painting by a famous artist, this time Caspar David Friedrich, an outstanding representative of German romanticism.

Tracklist:
1 A Long Day's Journey Into Night 14:46
2 In Subterranean Temples 8:56
3 God Of The Gallows 3:41
4 Mist And Moonlight 12:52
5 The Chaos Beyond The Stars 9:51
6 Voidward 12:41

Artist:
The Howling Void
Artist Country:
United States
Album Year:
2013
Title:
Nightfall
Genre:
symphonic funeral doom
Format:
CD
Type:
CD Album
Package:
Jewel Case
Label:
Solitude Productions
Cat Num:
SP. 080-13
Release Year:
2013
Country Of Manufacture:
Russia
Review
The Pit of the Damned
8/10
17.05.2014

Registrato nell'ottobre 2013 e licenziato dalla Solitude Productions nello stesso anno, questo lavoro infinito della one man band texana The Howling Void, raggiunge per antonomasia il punto più estremo di una musica esageratamente dilatata e maestosa, figlia legittima del più sinfonico e solenne funeral doom. Esasperando le rotte del precedente 'The Womb Beyond the World', la mente di R., l'artefice di tale colosso sonoro, sfata ogni minimo dubbio sul suo intento sonoro fatto di solitudine, suoni rallentatissimi, sospensioni auree e amare melodie funebri ricche di malinconia e infinito. Canzoni lunghissime e proiettate tutte sulla falsariga dei canoni del genere, nessuna deviazione sonora, drone e synth infiniti, chitarre dall'incedere lentissimo, un lungo, infinito viaggio alla ricerca di un destino in cui credere, suoni cristallini e profondi, dalle melodie eterne, intrise di superba magia oscura. Intenso ed enorme è il sound proposto dal nostro mastermind, da cui è difficile estrapolarne le tracce migliori; sicuramente è da consigliare l'ascolto totale del cd in una full immersion ai confini dell'ignoto. Questo lavoro non è di facile presa e di certo non è per un pubblico qualunque. Avvicinarsi ad un lavoro simile ed apprezzarlo, significa aprire i propri orizzonti musicali, tralasciare ogni pregiudizio/giudizio e calarsi nella penombra sonica di questa nebbiosa foresta incantata dal fascino arcano e mistico. L'alta qualità di registrazione rende l'ascolto ancora più interessante e ipnotico. La composizione omogenea delle tracce crea un intreccio perenne di sensazioni che oscillano tra il sacro estatico e il dolore psichico, una sorta di drammatica presa di conoscenza sul crudele destino che ci aspetta. La musica del destino mummificata e resa immortale nel tempo, un salto verso l'interno di un abisso mentale che non ha fine. Partorito a rallentatore dal suono del capolavoro 'Elizium' dei Fields of the Nepnilim, uscito drammaticamente malato dal ventre di 'Serpent Egg' dei Dead Can Dance, misticamente portatore del verbo doom di scuola Evoken... ora chinatevi e mostrate il vostro rispetto a tale opera.

Author: Bob Stoner
Review
Gorgers Metall
24.01.2014

Dette amerikanske enmannsbandet spiller funeral doom med en smеtt symfonisk, om enn noe syntetisk, touch. Dette "symfoniske" aspektet bestеr av koring og dvelende fiolin/synth, men var mer framtredende pе forrige skive. Den fшrste skiva jeg hшrte med The Howling Void var skive nummer to, Shadows over the Cosmos fra 2010. Den ble for kjedelig til at jeg gadd bry meg mer. Nevnte The Womb Beyond the World fra 2012 hadde jeg derimot sansen for, og det kan sies om denne ogsе. En time med langtekkelig, dvelende musikk som flyter mer enn den biter er ikke for enhver situasjon. Nеr jeg sitter her merker jeg at skiva gnager pе tеlmodigheten. Det er litt lite som skjer. Litt for glatt. Der tar sin fшr det gеr opp for meg hva som mangler. Trommer! Hvor er trommene? Pе den positive siden skal det sies at skiva har god lyd (joda, det syntetiske lеter syntetisk, men...) og den har bass. Det gjelder ikke alle metall-skiver. Sjekk heller nevnte The Womb Beyond the World, som har litt meg rеhet i lyden, og ikke minst TROMMER! Denne blir for glatt og begivenhetslшs.
Hшr selv: Nightfall.
Review
Aristocrazia
04.08.2014

È la terza volta che mi trovo a scrivere dei The Howling Void e sin da ora affermo che il progetto solista di Ryan Wilson nell'ultimo periodo non mi aveva particolarmente esaltato. L'appiattimento della proposta constatato in "The Womb Beyond The World" non mi è andato giù, mentre l'esplorazione del lato folk del mini "Runa" è stata apprezzabile come tentativo, ma ha comunque lasciato l'amaro in bocca, poiché sembrava una scelta avulsa dal contesto in cui lo statunitense si muove abitudinariamente, una divagazione un po' fine a se stessa, così come dimostrato dal quarto lavoro intitolato "Nightfall", dove non vi è alcuna traccia di quelle soluzioni.

Perché Ryan è tornato sui suoi passi? Ha voluto forse puntare sul sicuro per non correre rischi? Onestamente non lo so proprio, di sicuro quest'ultima fatica ci consegna il funeral doom sinfonico-melodico al quale eravamo stati abituati, con un paio di accorgimenti però che fanno pensare a una presa di coscienza della situazione di stallo in cui il musicista si era venuto a trovare. L'esposizione sonora si presenta ancora più emotiva e languida nei suoni rispetto al solito, mantenendo quella forma estremamente ciclica, ampia e distesa che ne ha caratterizzato i lavori passati, ma stavolta pare che lo scenario sia volutamente meno abissale e tetro, con le sparutissime intrusioni di voce, più sospirate che cantate, preposte ad aumentarne i toni già di per sé riflessivi e intimi.

Le atmosfere create dall'album sono appaganti, permettono all'animo di collassare in maniera dolce grazie alla suadente interazione delle armonie di chitarra e dell'ottimo ed esteso tappeto di sintetizzatori teso a innalzare flebili quanto incantevoli mura grigio-perlacee. Il quadro che viene dipinto dalle correnti ambient portanti si sposa perfettamente con il lato prettamente metallico, possedendo in quest'occasione sia equilibrio che capacità comunicativa, entrambe qualità che in "The Womb Beyond The World" erano quasi del tutto assenti, penalizzando, standardizzando e appiattendone eccessivamente il corso; pecca che un disco del genere difficilmente riesce a farsi perdonare.

"Nightfall" segna essenzialmente una risalita della china da parte di un artista che si era un po' affossato da solo, è un album che per impostazione e stile si rivolge agli appassionati del funeral doom solitario e cromaticamente tutt'altro che acceso, pronto a supportare una ritirata da ciò che li circonda, dando loro una dimensione nella quale rifugiarsi alla ricerca di sé o di un momentaneo e rilassante oblio nel quale perdersi. Qualunque sia la ragione che possa motivarvi all'ascolto, vi suggerisco di assecondarla, perché trascorrerete dei bei momenti.

Author: Mourning
Review
Pavillon 666
4.5/10
28.04.2014

Caspar David Friedrich, vous connaissez ? C’est un peintre romantique allemand du XIXème siècle qui est l’auteur d’innombrables chefs d’œuvre… Des paysages hantés d’une triste beauté, imprégnés d’une inéluctable solitude. THE HOWLING VOID, one-man band texan, a justement choisi de faire l’usage d’une de ces œuvres pour habiller Nightfall, son quatrième album. De là, on ne peut que s’attendre à un opus des plus atmosphériques. Calme, habité d’une âme sombre, un album doté d’une véritable personnalité en somme. Sans grande surprise, Nightfall réussit largement à combler cet objectif de calme. En effet, il s’agit de doom atmosphérique : lent et extrêmement répétitif, cet album semble interminable. Ne me méprenez pas, ce n’est pas là une véritable critique négative en ce sens qu’il s’agit là d’une des caractéristiques du doom atmosphérique : à mon sens, cet album relève soit d’un autre espace temps, soit a la capacité d’arrêter le nôtre. Cet album n’est ni étouffant, ni désagréable. Mais comment rester concentrée durant la totalité de cet album ? Si j’ai l’habitude d’écouter de la musique de groupes à tendance atmosphérique dans l’obscurité, au fond de mon lit, ce n’est pas le cas ici : j’ai trop peur de m’endormir. En d’autres termes, il s’agit d’une musique de fond sonore, purement et simplement, parfaite pour travailler efficacement en intérieur sans se laisser divertir par la musique ni être gênée par le silence. La déception est donc clairement palpable, il manque la profondeur, l’émotion qu’il aurait fallu pour interpeller l’auditeur et ne plus le relâcher. Au fond, si cet album est d’une (trop) grande tranquillité, il est surtout d’une incroyable froideur, empêchant d’embarquer dans l’atmosphère aérienne créée. Mon autre déception est également liée aux attentes que j’avais vis-à-vis de cette pochette trop parfaite. Qu’a fait The Howling Void de cette forêt hantée ? Ma (grande) imagination ne suit pas. Où est la respiration des arbres, où est l’inquiétude de l’obscurité grandissante ? Genre particulier et surtout très personnel, chacun peut le ressentir différemment. C’est album a tout cas a le mérite d’être très accessible et peut être mis entre les mains de tout le monde, à condition d’avoir de quoi s’occuper et de ne pas être trop impatient. Et d’aimer les claviers.

Author: blacklakenidstang
Review
Evilized

Nur knapp ein Jahr nach der Veröffentlichung von ”THE WOMB BEYOND THE WORLD” legt der aus San Antonio stammende Einzelgänger Ryan mit der Platte ”NIGHTFALL” das mittlerweile vierte Full-Length Werk seines Funeral Doom Metal Projektes THE HOWLING VOID vor. Eine beachtlichung Leistung, angesichts der Tatsache, dass nur wenige Monate zuvor bereits die zwei Tracks umfassende EP ”RUNA” das Licht der Welt erblickte und der aktuelle Langspieler dennoch eine mehr als 60-minütige Laufzeit vorweisen kann. An ausreichend Ideen scheint es dem Texaner somit nicht zu mangeln…wohl aber an deren entsprechender Umsetzung…


Nach wie vor liegt der Fokus in den überlangen Kompositionen auf dem üppigen Einsatz dichter synthetischer Klangteppiche

Zunächst fällt auf, dass sich innerhalb der kurzen Zeit die zwischen den beiden Alben liegt nur wenig am musikalischen Konzept von THE HOWLING VOID geändert hat, sodass sich die sechs auf ”NIGHTFALL” enthaltenen Songs, abgesehen von ihrem dezent kraftvolleren Sound, nur unwesentlich von jenen auf ”THE WOMB BEYOND THE WORLD” unterscheiden. Nach wie vor liegt der Fokus in den überlangen Kompositionen auf dem üppigen Einsatz dichter synthetischer Klangteppiche, die das zähe und schlichte Riffing zumeist deutlich in den Hintergrund drängen und zudem nur selten Platz für melodische Leads lassen. Dies hat zur Folge, dass Tracks wie ”In Subterranean Temples” oder ”The Chaos Beyond The Stars” zwar kurzeitig durchaus sehr atmosphärisch anmuten, jedoch nie wirklich Spannung oder Dynamik aufbauen können. Während der gesamten Dauer von ”NIGHTFALL” plätschert das Material zahnlos vor sich dahin und vergebens wartet der Hörer auf einen leidenschaftlichen Moment, in dem Schlagwerk und Saitenfraktion aus ihrem tristen Trott herausbrechen und für einen klanggewaltigen Klimax sorgen. Stattdessen erstickt Ryan jeden Anflug von Dramatik mit opulenten Synthesizerpassagen und beehrt die Platte schließlich noch den 12-minütigen Abschluss ”Voidward”, der sich als reiner Ambientsong entpuppt und beharrlich das scheinbar immergleiche Motiv repetiert.

Im direkten Vergleich zu ”THE WOMB BEYOND THE WORLD” scheint der Anteil der Synthesizer auf ”NIGHTFALL” nochmals erheblich zugenommen zu haben, sodass das Material uninspiriert und vollkommen kitschig wirkt. Dabei ist es nicht so, dass die Songs keine gelungenen Ideen vorweisen können und so wissen einige Gitarrenspuren durchaus zu überzeugen und auch der zuweilen geflüsterte Gesang wird ansprechend integriert. Leider ist es auf Grund des völlig inflationären Gebrauchs von synthetischen Klängen allerdings keiner dieser Ideen gestattet, sich vollends zu entfalten, sodass es ratsam wäre THE HOWLING VOID zukünftig auch als reines Ambientprojekt fortzuführen und sich von den letzten Resten des ohnehin verschwinden gering gewordenen Anteils Funeral Doom Metal zu trennen.

Author: Urkraft
Review
R.U.M. Zine

Za projektem THE HOWLING VOID stojí americký multiinstrumentalista Ryan, což je osoba na metalové scéně poměrně etablovaná, vždyť pod vlajkou THE HOWLING VOID zrealizoval tři řadová alba (plus ‘EP „Runa“ taktéž z roku 2013) a dá se říci, že všechna se do dnešních dnů těší docela slušnému zájmu posluchačů, přičemž i většina recenzí se pohybuje v plusových teritoriích.

Pokud je Ryan v něčem opravdu výjimečně dobrý, je to v zahušťování všech nástrojů dohromady, nemluvě o umném vytváření neopakovatelné atmosféry, kterou je každá ze skladeb prosvícena. Skoro by se dalo říci, že americký představitel svojí hudbou maluje mystické obrazy, každý je jiný, ovšem komplexní sjednocení je naprosto nepřeslechnutelné. Možná i proto se může paradoxně zdát, že Ryan se svou hudbou točí v jednom bludném kruhu. Opak je ovšem pravdou. I na „Nightfall“ to americký synek posluchačům nikterak neulehčuje a dokonce bych si dovolil tvrdit, že jeho novinkové album z těch čtyř nejméně přístupné.

Ryan, oproti předchozím počinům, na kterých sázel na celou řadu podnětných melodií, malinko otočil kormidlem a mnohem více nechal svoji hudbu prostoupit monotonností a tradičně funeralovou rozcabeností. Těch výrazných kytarových motivů tu přecejen tolik není, kupříkladu hned úvodní motiv skladby „In Subterranean Temples“ je doslova dechberoucí, nicméně rozhodně nemohu uvést, že právě toto znamení slasti je pro „Nightfall“ nějak zvlášť typické.

Ryan spíše nechává svou hudbu na posluchače „padat“ a dost možná se dá hovořit i o jeho širším uměleckém otevření. Fanoušek se však paradoxně nemůže spolehnout na to, že v hudbě THE HOWLING VOID nalezne nějaký záchytný bod. Tady hudba jednoduše plyne a plyne, a pokud vás nezaujme hned při prvních minutách, je velká pravděpodobnost, že se do emocemi nasáklého guláše nedokážete vpravit nikdy a vůbec. Ou, věčná škoda by to byla!

Další výrazným momentem, o kterém se musím zmínit, je absence agresivního growlingu, což má s ohledem na zjednodušení kytarových partů své opodstatnění. Ryan ovšem došel v této limitaci ještě dál a ze své hudby hlasové polohy takřka celé vyřadil, a tak toho slovního sdělení tu nakonec tolik není. Po přečtení textů si člověk může ověřit, že se jedná spíše o krátká slovní spojení, která mají jistě patřičný význam, nicméně při samotném poslechu musíte dávat obrovský pozor, abyste konkrétním slovům přesně rozuměli. Vokál je totiž zastrčen hluboko za všechny nástroje a v podstatě se dá říci, že je také jedním z nich. Pokud jsem už výše zmínil, že důležitou součástí tvorby THE HOWLING VOID jsou klávesy, tak mezi další segmenty lze taktéž zařadit nasamplované vzorky, skvěle zapadající především do symfonických částí jednotlivých skladeb. Výsostní postavení v tomto ohledu má hned úvodní kompozice „A Long Day’s Journey Into Night“, jejíž smuteční aura je vskutku zhýralost sama (zvuky klavíru a pohřebního zvonu jsou vskutku „cool cold“). Ještě houšť je však v dosti podobné desetimunutovce „The Chaos Beyond the Stars“, místy drápající se až branám čistého ambientu, alespoň tedy ve vybraných úsecích. Jak ovšem konkrétně nahlížet na celou placku? Osobně se domnívám, že s žádným velkým despektem, byť nahrávka rozhodně vyžaduje nerušený poslech. PS: Pro potřeby obalu Ryan využil dílo německého představitele romantismu, Davida Friedricha.
Review
MSATC Zine
6.5/10

Ya haciendo limpieza en el cajón de los últimos discos publicados el pasado año, os traemos el cuarto álbum de la one-man band tejana The Howling Void. Un proyecto creado por Ryan, un tipo que ha estado involucrado en bandas de estilo variopinto: black metal, grindcore, noise, sludge, drone, etc… Su trabajo con The Howling Void se centra en el funeral doom aunque de forma atípica, ya que la voz es limpia y predomina el sintetizador por encima de la guitarra. En realidad, lo único que se parece al subgénero funeral doom que conocemos son esos compases ultralentos marcados por los golpes aislados de bombo y caja, además de los típicos cambios a escala menor.

“Nightfall” es una grabación caracterizada por los ritmos pausados, las voces limpias y los teclados etéreos que nos ofrecen una experiencia relajante. Desde sus primeros compases nos invade una gran sensación de tranquilidad, realzada por el sonido de pianos, campanas y polifonías sostenidas en el aire.

Más parecido a Ablaze in Hatred por su sinfonismo melódico que a Longing for Dawn por su ambient depresivo, The Howling Void se decanta por una fórmula instrumental, más luminosa y vaporosa de doom. Es precisamente su sinfonismo omnipresente, de tonos agudos y estética newagesiana que empapa todo el disco. Por este motivo, es más fácil relacionarlo con luz de la luna que con la oscuridad del nicho. Además, temáticamente su planteamiento nos acerca a la naturaleza, el cosmos… lejos de las tenebrosas historias asociadas a un género cuyo epicentro se sitúa en el reino de la muerte.

Voces corales y melodías repetitivas son el esqueleto de temas como “In Subterranean Temples”, donde teclado y cuerdas arpegiadas recuerdan a la manera que tenían Anathema de crear los interludios del “Judgement” o “Alternative 4”.

Un título como “Mist and Moonlight” puede resultar suficientemente gráfico como para entender por dónde se mueve THV. A pesar de su sencillez compositiva, logra transportarnos a diferentes ambientes, modificando nuestra percepción cromática. Una simple melodía de cuatro notas sobre una monolítica base de tres acordes, será suficiente para llegarnos a un estado de ensoñación. Todo dependerá de vuestro humor, pero con un tema tan sugerente, es fácil que paséis un buen rato perdidos en la inmensidad de las estrellas.

Aunque el trabajo de Ryan como compositor es muy digno, utiliza esquemas demasiado parecidos, repitiendo la mayor parte de estructuras. A medida que transcurren los minutos (la duración total es de una hora) se hace patente la escasez de recursos y lo peor de todo, su falta absoluta de ambición en crear algo más personal y limitarse a explorar el estilo unidireccionalmente. Así sus movimientos resultan predecibles y hacia el final del disco, la escucha se hace monótona. En realidad, todos los temas se pueden disfrutar fácilmente, pero esta falta de ideas y de variedad acaba por dejarnos indiferentes. Algo ya evidenciado por la falta de originalidad en la elección de la portada, la pintura Der Abend de Caspar David Friedrich (al que han recurrido demasiadas bandas de metal). Si es un disco conceptual, francamente no veo relación con el título de los temas. Todo artista debería aspirar, a través de sus medios (sonido, textos, diseño, etc...) a cierta personalidad y este es claramente un intento fallido, si no fuera porque pienso que ni siquiera lo intenta.

Un disco que podremos utilizar como fondo para ambientar las horas de menos sol. “Nightfall” puede interesar a gente más preocupada por pasar un agradable momento de relax, que por exigir más de sus ratos de ocio.
Review
Pitchline Zine
7/10
03.09.2014

De consistente se podría tildar la carrera de Ryan Wilson, o lo que es lo mismo, la persona tras The Howling Void, amén de sus otros múltiples proyectos personales. Tras tres discos, el año pasado 2013 se tornó como un periodo productivo para Ryan, con la autoedición del EP ‘Runa’ y éste, ‘Nightfall’ su último trabajo lanzado una vez más por la escudería rusa por antonomasia de sonidos ‘doomsters’ Solitude Productions a finales de 2013. Diría consistente por la cantidad de 4 álbumes editados en un espacio-tiempo de 7 años (repito, bajo el moniker de THV), además de dicho EP, donde sus dos primeras obras fueron gratamente recibidas en nuestro portal, pero dónde el tercero en discordia, al menos para nuestro redactor en cuestión de cubrir dicha referencia, supuso una pequeña decepción.

En este mismo escrito nos enfrentamos a su cuarta obra, titulada como bien hemos dicho ‘Nightfall’ y con un poco de respeto en relación a lo qué nos encontraremos, si la grandilocuencia y majestuosidad que supimos encontrar al inicio de su carrera, o los mismos patrones y atmósferas repetidas una y otra vez hasta la saciedad en un género a priori un poco encorsetado, pero a la vez tan especial y mágico.

El efecto sorpresa con el paso de los años se ha disipado en The Howling Void, o al menos tengo esa sensación según uno valora, disecciona y escucha su discografía tras el tiempo transcurrido. Quizás ése, sea el motivo primordial por el cual, el proyecto de Ryan Wilson, no tenga el mismo impacto en la persona que se enfrente a ello. Los patrones en el género son los que son, dónde apenas puede haber una cierta ‘evolución’ a nivel musical, aunque sí en el terreno referido al sonido/producción. Los aspectos técnicos de la grabación evidentemente están más depurados, desde mezcla, calidad sonora de las guitarras, baterías más realistas, colchón y capas de teclados e incluso las tímidas líneas de voces, que al igual que en ‘Runa’, parecen haber abandonado las voces guturales para decantarse por voces entonadas. Puede que tan solo sea el único elemento musical que ha ‘progresado/evolucionado’ en cuanto a forma y aspecto en estas cuatro grabaciones. Y eso que en ‘Runa’, se atisbaban elementos y ciertos matices ‘folk’ que enriquecían la propuesta de THV, pero que han sido dejados de lado. Una lástima…

Lo que tampoco quita es que desde el primer compás y nota, ‘Nightfall’ destila tristeza, majestuosidad, hipnosis musical, ‘trance’,etc…,o lo que es lo mismo la esencia pura y dura de lo que conlleva el Funeral Doom en todo su esplendor. ‘Nightfall’ comienza de una manera un tanto fría y no muy inspirada, con dos primeros cortes (“A Long Day's Journey Into Night”y“In Subterranean Temples” más el añadido del interludio “God of the Gallows” bastante planos y previsibles, los más melancólicos podríamos llamarlos, dónde con el transcurso de los minutos poco a poco se van avivando las sensaciones, aunque estemos ante unos esquemas que seguramente ya nos los habremos encontrado con anterioridad en otras bandas del género o incluso en anteriores obras de The Howling Void.

Como apunte adicional, decir que la portada es una pintura (‘La Tarde’, del año 1820-1821) obra de uno de los artistas más representativos del romanticismo germano, Caspar David Friedrich.

Si eres un apasionado de trabajos como ‘Shades of…’ o ‘Angels of Distress’ de los finlandeses Shape of Despair, The Howling Void saciarán tu funesto apetito, ya que además podrían ser una buena alternativa para aquellos que esperen como agua de Mayo una nueva grabación del sexteto de Helsinki. Puestos a elegir y como una opinión puramente personal, echo de menos el impacto y la espontaneidad de sus dos primeros elepés, dos aspectos que parecen haberse diluido con el tiempo. Resumiendo, correcto álbum de Funeral Doom sinfónico.

Auhtor: Fekalot, The King of the Underworld
Review
Ave Noctum
7/10
30.03.2014

Welcome to the night and all who dwell in it. I guess that could be the basic premise here but as the artwork shows night has not quite fallen yet and we are in that crepuscular void between light and darkness. The Howling Void is the work of one person, Ryan or R from San Antonia in Texas. I have consumed a couple of his previous three albums in the past and always found his work highly atmospheric and looking back to a review of last album ‘The Womb Between The World’ I described it as a “hugely enjoyable and mesmerising trip.”

That is pretty much consistent with ‘Nightfall.’ What we have are six lengthy tracks spanning over an hours worth of music. I have found on listening to this that they really are not worth breaking down into separate works as the whole piece pretty much flows together as one lengthy session. There is not a huge amount of variation between tracks either and this is one to just press play and see where it takes you. It is what I might be tempted to describe as dreamscape music. One that like the title subject itself exists at a point of transit, not being quite light or dark it is one that I found myself being lulled into in a state of not being quite awake or asleep, if that makes any sense. It almost has the listener sleepwalking through it but still being alert to what is going on as it ebbs and flows with an almost beatific peace and warmth through its soporific caress.

Musically it is probably best compartmentalised as funeral doom. Nothing goes fast as it leads you down its paths. Bells toll, guitars mourn and keyboards add to the sombre funereal pace of it with extra atmosphere behind them. In the past there were deep and craggy vocals on albums but they are not to be found here, I think it would completely ruin the tone and textures of the music if they were. Instead vocals play a very underlying part to the music and are devotional sounding like a faint choir of monks worshipping in the distance. Indeed at times you forget about vocals completely and at others they just dwell in the lengthening shadows. In fact they are poetically presented as just the odd line here and there, enhancing the music ever so slightly.

This is not the sort of music you should listen to whilst attempting to do anything else. Driving and operating heavy machinery is not advisable in the slightest. I have found it a great reading companion and it has a timeless feel about it like good literature itself. There’s not a huge amount more I can say here really; Nightfall is very much an album for a certain time and place; listening to it at that point will be highly rewarding.

Author: Pete Woods
Review
Metalive
5/5
06.12.2013

Если меня разбудить среди ночи и спросить с какая банда из штатов, играющая похоронный дум, приходит на ум, то сначала я куда-нибудь пошлю автора вопроса, а потом назову The Howling Void… Да, именно они мне и приходят на ум самыми первыми, хотя почему они? Это же он, один бандит, руками которого творится история funeral doom’а в солнечном штате Техас.
Не так много времени прошло со времени выхода предыдущего альбома, а многоуважаемый Ryan уже решил порадовать нас, почитателей похоронщины, своим свежим произведением. Надо сказать вышло это у него, как обычно, чудесно и восхитительно. Свежий альбом получился тягучим и монолитным. Правда после прошлогоднего «The Womb Beyond The World» изменился вокал, что поначалу вызвало некий конфуз, но посидев на нем пару дней, я вдруг осознал, что мне такой вокал в сочетании с атмосферой, создаваемой в музыке этим человеком, нравится не менее, чем отменный гроул на прошлом опусе. Ну и касаемо атмосферы — свеженький релиз звучит как-то поэпичнее и воздушнее, чем прошлый. Тот давил и плющил, очень сильно надо сказать, а этот как-то не так…
Но все эти нюансы никак не умаляют значения взноса дядьки Ryan’а в строительство топа 2013. Черт, у меня первая 10-ка процентов на 90 из дума будет состоять, судя по всему. Тут 5/5, стопудово. Просто сделал пару моих последних дней!!!

Author: SatanicPanzer
Write a review