Tales Of Dark - Perdition Calls (CD)

Review
Doom-metal.com
22.10.2009

Let's face it, eastern countries' Doom is underrated. That's when it's actually acknowledged, for very few are the eastern bands to find their way into western ears. Unless, like me, you're addicted to what ex-Iron Curtain countries are releasing, it's unlikely you've heard about Tales of Dark.... This Serbian band started as a seven pieces outfit displaying a rather common style of Doom/Death (I didn't say My Dying Bride, but thought it nevertheless). Released in 2006, their first album 'Fragile Monuments...' was an enjoyable, if completely non-innovative, listening. Come 2009, and some line-up changes (they're now just six members), and Tales of Dark... release its new album.

The first change we see is a change of label. They're now released on Bad Mood Man Music, a su-division of Solitude Productions more oriented to atmospheric/avant-garde Doom. And form the start of the album, this change become obvious. Tales of Dark... have brought a lot of melodies in their music, and even more arrangements. The vocals are now alternating the classic 'beauty and the beast' style with clean male vocals that manage to be perfect imitation of Fernando Ribeiro (Moonspell) or Juhani Palцmaki (Yearning/Colosseum). Musically, Tales of Dark... is now more into the Gothic Doom field, with keyboards all the way and very melodic guitars. Heaviness is still present in the rhythm section, and only the female vocals manage to sometimes bring the band near the borders of pure Gothic Metal.

Luckily for us, Tales of Dark... never cross those borders, and in their more melodic moments sounds more like a mix between Even Vast and Swallow The Sun. The record oozes sadness and melancholy. The band doesn't try to be the next Draconian but try instead to develop a bit more their own personality, which is always a good thing in my book. Tracks are long, and arrangements are well done, with some great ideas popping out sometimes (like the main female singing/narrative vocals on 'The Majestic Nothingness'). This is dreamy Gothic Doom, with some Doom/Death moments, and a lot of Romanticism put into it. Sure, it's not as good as the last Draconian album. But it certainly put Tales of Dark... on the throne of Kings of eastern Doom, a place they damn well deserve now.

Author: Laurent Lignon

Review
Maelstorm #69
5/10

Standard. Tales of Dark’s Perdition Calls is a standard album in the mediocre doom style of slow tempo songs that plod along unwaveringly with deep male growls punctuated by pretty female singing.

Perdition Calls uses a good deal of keyboard in their songwriting. It sounds fine. In fact, everything sounds fine. The vocals are all good, the production is nice, the album is an acceptable listen. However, artistically, it sounds like Tales of Dark have picked a style that they’re not really sure where to go with, beyond what has already been done unconvincingly by tons of bands before.

Author: Roberto

Review
Shapeless Zine
6/10

A tre anni di distanza dal promettente "Fragile Monuments", i serbi Tales Of Dark sono ritornati sulle scene con il loro secondo full-length: "Perdition Calls". Pubblicato dalla Bad Mood Man Records, sottoetichetta della ben nota Solitude, "Perdition Calls" и impreziosito da una bella copertina di color grigio, che raffigura la statua di un angelo che sta cadendo a pezzi. Il libretto, di otto facciate, contiene tutti i testi (di ottima fattura) e le varie informazioni relative alla realizzazione del CD. La formazione che ha inciso questo lavoro consiste in Arpad Takacs alla voce, Jovana Karaianov all'altra voce, Nikola Cavar alla chitarra, Davor Menzildzic all'altra chitarra ed alla tastiera, Darko Stojanovic alla batteria ed Andras Ispan al basso. Come ospite, figura il chitarrista Radovan Skoric. Questa formazione, rispetto a quella di "Fragile Monuments", vede all'opera un nuovo bassista ed un nuovo chitarrista. Le registrazioni hanno avuto luogo presso gli studi Matrix e Studio 42, tra il gennaio ed il febbraio del 2009.
"Perdition Calls" contiene nove canzoni per piщ di un'ora di musica. I minutaggi delle varie tracce sono tutti piuttosto consistenti, assestati come sono su una media tra i sette ed i nove minuti. La composizione piщ breve, supera di poco i cinque minuti.
Dunque, vi confesso che ho accolto il ritorno dei Tales Of Dark con una certa curiositа. Nella mia vecchia recensione di "Fragile Monuments", avevo sottolineato alcune particolaritа. In primo luogo, le evidentissime similitudini tra lo stile di questi serbi ed i My Dying Bride del periodo d'oro; secondo, come tali similitudini penalizzassero in qualche modo il talento artistico del gruppo, obiettivamente notevole. L'abilitа compositiva dei Tales Of Dark, il loro grande gusto negli arrangiamenti, gli sporadici picchi di personalitа, avrebbero potuto sfuggire agli ascoltatori piщ superficiali, distratti dai richiami palesi e disarmanti allo storico gruppo inglese. Mi ero pertanto augurato che il gruppo mantenesse l'elevato valore artistico della sua proposta musicale, ma riuscisse allo stesso tempo a personalizzare maggiormente il proprio suono.
E' stato cosм? I Tales Of Dark sono riusciti a trovare finalmente un loro sound, unico ed inconfondibile? La risposta и negativa, ahimи. Anche se, ad onor del vero, qualcosa si и mosso. Anche se non nella direzione sperata. Ascoltando "Perdition Calls", infatti, si nota come il gruppo abbia ampliato la propria gamma espressiva, rifacendosi ostinatamente a quella grande stagione che il gothic ha vissuto dal 1991 al 1996. L'influenza preponderante ed ingombrante dei My Dying Bride non и stata cancellata, ma и stata piuttosto affiancata da massicci richiami ad altri nomi importanti di quel genere. Quindi, le varie canzoni di "Perdition Calls" possono suonare a volte come i Paradise Lost, a volte come agli Anathema dei primi lavori; in alcuni frangenti possono avvicinarsi ai The 3d And The Mortal con Kari al microfono, quando invece Jovana non tenta di scimmiottare la Anneke di "Mandylion". Infine, Arpad non sembra piщ limitarsi ad imitare Aaron Stainthorpe (My Dying Bride), ma tenta anche di rifarsi allo stile vocale di Fernando Ribeiro (Moonspell).
Come il lettore avrа potuto constatare leggendo quanto ho appena scritto, i Tales Of Dark hanno provato a cambiare, ma alla fine sono rimasti vittima del loro difetto principale: quello di essere tristemente derivativi. Ho scritto "tristemente" perchи, anche questa volta, la qualitа dell'album и notevole. Perт le linee vocali, le melodie, i timbri dei vari strumenti ricordano troppo quelli di altri gruppi. E questo penalizza il valore del sestetto di Novi Sad.
"Perdition Calls", realizzato con un'altra attitudine, suonerebbe in maniera del tutto diversa. Basterebbe poco per trasformare questo tributo al gothic che fu, in un lavoro sм tradizionalista, ma personale. Certo, il gruppo alterna i vocalizzi maschili con quelli femminili, e non rinuncia ad inserire passaggi piщ particolari, o rinvigoriti dalle evoluzioni piщ recenti del genere. Perт non c'и una canzone, in "Perdition Calls", che non sappia di giа sentito.
Alcune tracce sono spettacolari, ad esempio "Allegoria Of An Eternal Sundown", oppure "The Crown Of Venomous Silence". Anche "Sounds Of The Ravage" и emozionante. Nel suo complesso, perт, "Perdition Calls" lascia un po' di rammarico, perchи ci presenta una band che lascia intuire il suo talento, ma senza esprimerlo al meglio. E' frustrante tutto ciт.
A conti fatti, "Perdition Calls" и un lavoro per nostalgici e per chiunque voglia tornare, temporaneamente, al gothic e al gothic/death del primo lustro degli anni '90. Ad un orecchio piщ smaliziato od esigente, perт, "Perdition Calls" non rappresenterа altro che un buon esercizio di stile, ma poco altro.
E' importante quindi che i Tales Of Dark tentino con tutte le forze di personalizzare il proprio stile. Altrimenti anche la Solitude potrebbe non concedergli piщ la sua fiducia. Tra l'altro, ho visto sul loro sito di MySpace che alle tastiere и subentrata una certa Nina Arandelovic, ed al basso и arrivato Dane Vranes. Speriamo che i nuovi innesti apportino qualche cambiamento, altrimenti i Tales Of Dark si ritroveranno ad essere un'eterna promessa, che non verrа mai mantenuta.

Author: Hellvis

Review
The Streets
4/10
19.11.2009

Nok et band som går i fotsporene til My Dying Bride og de hermer sågar etter den kjipe, sutrete renvokalen til Aaron Stainthorpe. Det som skiller dem litt ut er adderingen av kvinnevokal, men er det en bra ting? Urk, ikke spør engang. Igjen: alle tekniske kvaliteter er på plass, men du speilvendte hildring så driiitkjedelig det er å lytte til dette oppkoket av ei suppe som allerede var smakløs ved inngangen til 2000-tallet. Gromsevokalen fungerer bra og hadde de kuttet ut de andre vokaltypene ville helhetsinntrykket hevet seg en del. Du skal være særs glad i pregløs gotisk Death/Doom før du plukker med deg denne.

Review
My Last Chapter
8/10
02.02.2010

This is Tales of Dark’s second album, three years after the pretty successful debut Fragile monuments; an album I definitely enjoyed. It displayed potent melodic doom/death with just a hint of gothic influences, so I was looking forward to hearing Perdition calls. Something evident right from the get go is the development and change in the band’s sound, as they’ve gone for more melody and taken on some more experimental vibes.
It’s not the same amount of heaviness throughout this album in comparison to its predecessor, although it of course has its moments. We’re still talking about doom/death, but with more emphasis on gothic flair. The clean male vocals definitely take the forefront, and he has a fairly strong, deep voice, occasionally switching to growls. But the goth tendencies feels very in your face when the beautiful female voice sets in. It can become a wee bit too melodic for my taste, but a track like Sounds of the ravage implements all of their versatility to perfection. The magnificent melodic riffing creates a heavy base structure as the keyboard lurks behind it, enhancing the melody, and the drumming has a sense of flair to it and all three sets of vocal styles complement each other in a great way. As they move on to a section of clean guitars, and with the female vocals subtlety haunting the sound, we’re offered a break before the true wickedness of the riffing and growling puts an end to the song. This is where I find Tales of Dark to be of their best behavior.
Not saying the following track Unassemble isn’t great, ‘cause it is; following a somewhat similar recipe in song structure and even with a great melodic guitar solo. And as The crown of venomous silence (a terrific song, I might add) commence a sense of mystery comes in play as the absolutely marvelous bass play takes the lead. All tracks have something absolutely great about them, but overall it’s become just a bit too melodic. They do their thing excellently; it’s just my own stubborn mind who can’t handle such vast amounts of melody. But with the addition of the more atmospheric landscapes and experimental vibes rearing its head every now and then the band has moved on from sounding like another follower of My Dying Bride and have taken a step towards making their own mark on the scene.