The Undergrave Experience - Macabre – Il Richiamo Delle Ombre (CD)

Review
Horror News
10.09.2011

Macabre – Il Richiamo Dell Ombre represents a marriage between experimental metal and horror. Where Alice Cooper, Gwar and Slipknot had their flings with dark themes, The Undergrave Experience bought the ring and committed. Not just a stage gimmick, Macabre is two songs comprising forty-three minutes of horror movie music.

Fusing rock and orchestral instruments with drawn-out doom voices, the band creates a sound unlike anything I’ve ever heard on a rock album. Any part of Macabre would have fit in Halloween, The Evil Dead or any other dark horror movie without alteration.

The album opens with Mater Mortalis Tenebrarum, a twenty-four-minute song with a dramatic entry. Translated to “The mother of mortal darkness,” the song’s feel is morbid and epic. It uses slow piano to set a creepy mood and electric guitar to usher in gloomy counterparts.

Zombie Graveyard Horizon (Ballata Mortale) continues the metal opera that is Macabre with a more introspective sound. Listening to this song, I can just see a downtrodden protagonist overcoming his inner demons in preparation for a final battle with evil.

Without words, The Undergrave Experience provokes our minds to imagine the desolate, the morbid and the triumphant. They don’t tell us a story. Instead, they pull the tale from our own psyche. The album really is a testament to music’s powerful hold on us. When listening to Macabre, I felt the emotions portrayed in the songs. My heart raced and steadied with the pace set in the album. My mood changed from dreadful to hopeful, slipping back and forth without my consent.

When I first listened to Macabre while driving, I didn’t want to point my car at the nearest pedestrian, but I did imagine such a story. And I experienced the bitterness and anger raging inside the potential antagonist. Yes, this is powerful music.

Though not something I would listen to while just hanging out with friends, Macabe is one of the few unique albums you will find. It borders on brilliance and is perfect to listen to when creative work calls for darker inspiration.

Author: Leo Godin

Review
Zwaremetalen
8.2/10
16.10.2011

Je zou verwachten dan een Italiaan er amper in zou slagen om funeral doom op een geslaagde manier tot een goed einde te brengen. En toch, het kan. Deze theatrale Italiaan heeft het voor elkaar gekregen om twee heel erg lange creaturen te polijsten tot donkere werkjes die de ziel niet onberoerd laten.

Marcel, zo heet hij, speelt dan wel funeral doom, hij verloochent allerminst zijn afkomst. Theatraal gebrachte vocalen die als een voordracht klinken, (neo-)klassieke piano-spanning, enkele B-film horror geluiden... Alles in een dreigend en schaduwrijk geheel van uitdijende gitaaraanhalen en een deprimerend tempo. Toch krijg je gevoelsmatig vooral horror te verwerken, in zoverre dat de hoes volledig tot zijn recht komt bij het aanhoren van de muziek. Het prima samengaan van funeral doom en een soundtrack voor een horror film.

Author: Bart Alfvoet

Review
Metalized
7.8/10

Facciamo un po’ di “dietrologia” sul debut album dei The Undergrave Experience.
Che significa? Scoviamo quanti e quali contributi hanno ispirato questo primo prodotto dei doomster nostrani e cerchiamo di capire da dove derivi il loro modo di scrivere e suonare la musica.
Macabre - Il Richiamo Delle Ombre è un mix di Arcana Coelestia, Wraith Of The Ropes, Antonius Rex e… Giorgia.
Sì, avete capito bene. Giorgia. Giorgia Todrani, la cantante italiana di Come Saprei, Mangio Troppa Cioccolata e Girasole.
Penserete ad un colpo di caldo. Ebbene no. Fate un salto al minuto 14.36 della prima Mater Mortalis Tenebrarum. Cosa troviamo? La melodia pianistica di Gocce di Memoria, soundtrack del film La Finestra di Fronte (2003) di Ferzan Ozpetek, diversificata solo di un paio di note terminali ed inserita in un contesto armonico ovviamente differente. L’impronta, tributo, o altro - non fatemelo dire -, non può lasciare indifferenti. Mi sono chiesto cosa significhi; quale sia la genesi di una simile scelta (o incidente), incartandomi in una dietrologia della dietrologia. Avrei potuto contattare la band, certo, ma ho ostinatamente seguito la mia strada, perché così deve essere il ragionamento dietrologico: contorto ma sempre terso ed illibato.
Risultato della mia condotta? Non ci ho capito nulla!
Abbandoniamo allora la specifica questione e proseguiamo.

Il disco, un prodotto dipanato su due sole lunghissime tracce, si colloca in quella regione musicale definibile come funeral doom. Nessun dubbio riguardo a ciò, basti ascoltare l’impianto strumentale costantemente “girato” sulle tastiere. Doppiamente giocato su queste ultime: due linee, una armonizzante ed una con funzione melodica che assume molto spesso le sembianze pianistiche, reggono il gioco ai cordofoni e alla voce del mastermind Marcel, sintonizzata su un harsh molto aspirato e condito, spesso e volentieri, da momenti parlati. La pulizia dei suoni fa sì che l’amalgama risuoni molto limpido e pulito, proprio come si conviene ad un prodotto solenne ed impettito quale questo vuole essere. Nelle parti più secche (maggiormente presenti in Zombie Graveyard Horizon (Ballata Mortale)) il confronto con i Wraith Of The Ropes di Ada (e con i primigeni Torture Wheel) è imbarazzante, ma non fastidioso: costruzioni orrorifiche, molto dilatate ed ossessive, che improvvisamente vengono spezzate da partiture primarie orecchiabili ma decisamente tese e drammatiche; chitarre chiuse, spesso sovrastate dalla rimanente strumentazione, che sanno muoversi alla bisogna anche in single note, così da non appesantire una struttura di per sé già molto verticalizzata; ed infine un drumming minimale che, con intelligenza, evita di attrarre su di sé l’attenzione (il rischio montare una sovrastruttura ritmica è piuttosto alto in prodotti che vivono su temi e tempi trattenuti – gli stessi Wraith eccedono un po’ nell’uso della cassa).
Vincenti anche i momenti di stallo, con il bravo Marcel trasfigurato in “voce fuori campo” nel declamare (in italiano) litanie che mi ricordano sia i colleghi sardi Arcana Coelestia (celebrati anche nell’uso spinto delle keys e nelle distorsioni chitarristiche), sia l’occulto maestro d’arte Antonio Bartoccetti (che risuona alla mente anche quando la chitarra lavora depurata dai power chords): in questo senso il paragone è chiaramente un po’ “tirato per i capelli”, anche se - ne sono certo - tra gli ascolti dei miei conterranei non è sicuramente mancato l’arcano “fondatore” del funeral nella sua accezione meno estrema (gli Jacula vi dicono nulla?).
In minutaggi così grassi è quasi d’obbligo prescindere da una strutturazione rigida del songwriting (e ciò, difatti, accade anche in Macabre - Il Richiamo Delle Ombre), anche se i The Undergrave Experience ripropongono periodicamente i contenuti dei loro brani a beneficio di un’assimilazione relativamente facile ed altrettanto “godibile”. Parlare di tecnica fine a se stessa, in musica di questo genere, lascia il tempo che trova, non essendo previsti artifizi di nessuna natura, basti però sapere che il prodotto, seppure piuttosto standard e dunque non innovativo, è in grado di stuzzicare i tanti amanti delle sonorità cupe e vibranti anche per l’incontestabile fattura dei singoli contributi.

Visto? Dopotutto un po’ di dietrologia, all'atto pratico della critica artistica, viene facile.
Ora il quesito da sciogliere è: Macabre - Il Richiamo Delle Ombre mi è piaciuto? Sì perché - alla fine - è inutile investire tempo nel ricomporre un intricato puzzle, scovare tutti i motivi e le questioni, essere cerebrali fino a divenire cervellotici per cose di poco conto. Diverso, invece, quando uno sforzo (magari immane) permette di volgere verso il piacere e la soddisfazione.
In tal caso tutto (e sottolineo “tutto”) ha un senso.
Tornando a noi e rispondendo al quesito iniziale: mi è piaciuto.
Mi è piaciuto tanto.

Personalmente ho apprezzato sia Mater Mortalis Tenebrarum, sia la successiva Zombie Graveyard Horizon (Ballata Mortale), anche se mentirei negando che a fine ascolto (dopo circa quarantatrè minuti dall’inizio) l’assuefazione alla staticità ritmica dei The Undergrave Experience è diventata un fardello gravoso anche per il sottoscritto, ascoltatore tipologico di questo genere di proposte: da qui la convinzione che Macabre - Il Richiamo Delle Ombre non sia proprio un prodotto facilmente fruibile e pertanto consigliabile a chiunque!

Resta ancora un “perché” su cui torturarsi, prima di chiudere definitivamente: perché ho scritto una simile recensione?
Mah… ad altri dietrologi l’ardua delibera…

Author: Massimiliano Giaresti "Giasse"

Review
Stereo Inviders
31.08.2011

"Questo non è un altro tipico disco di funeral doom metal, ma un intero viaggio nel mondo della cultura horror" - così recita la promozione dell'album, visto che gli italiani The Undergrave Experience sono appassionati del cinema di genere nostrano a sfondo giallo horror (e mica pensavate di essere gli unici a conoscere i vari Fulci, Freda, Bava, D'Amato, Argento, etc.). "Macabre - Il Richiamo Delle Ombre" è fuori di dubbio un'opera monumentale ed ambiziosa, poiché consta di due sole tracce, rispettivamente di 24 e 19 minuti, dai titoli inequivocabili. "Mater Mortalis Tenebrarum" presenta certamente componenti funeral (e direi prettamente horror) doom, anche se lascia ampio spazio a momenti atmosferici e "narrativi", nei quali i The Undergrave Experience cercano un po' l'effetto soundtrack, ed in parte si muovono verso una sorta di psichedelia allucinata volta a terrorizare ed angosciare l'ascoltatore. La batteria svolge un mero ruolo percussivo e si affaccia appena all'interno del brano, giusto per scandirne l'incedere, ossessivamente lento ed estenuante; le lunghe digressioni pianistiche sono interrotte da esplosioni "funeral", con tanto di ruggiti growl e keyboards apocalittiche. La seguente "Zombie Graveyard Horizon" non cambia di una virgola il registro, riproponendo esattamente la stessa formula compositiva e "ambientale", tanto da dare l'impressione di un continuum unico anziché di due tracce separate. A fine ascolto rimane la sensazione si di un viaggio, un'esperienza, ma anche particolarmente ostica però, se non addirittura fine a se stessa. Se amate molto le sonorità funeral doom, siete patiti dell'horror, e la musica ambient vi procura delle gioie, potreste essere interessati ad un prodotto del genere, altrimenti, non sarebbe strano rimanerne annoiati, dopo i primi minuti di curiosità.

Author: Psychotron

Review
Pavillon 666
8/10
30.11.2011

Qui l'eut cru ? Non je ne parle pas de la fameuse marque de pâtes mais du groupe dont je vais parler dans exactement quelques secondes...1, 2, 3, il s'agit de THE UNDERGRAVE EXPERIENCE. Cette formation italienne de Milan, formée en 2010, sort son tout premier album « Macabre – Il Richiamo delle Ombre (traduisez par « l'appel de l'ombre). Le trio est tout jeune et pourtant, il ne leur fallu pas énormément de temps pour bâtir un album et signer chez le prestigieux label de doom russe, "Solitude Productions".

L'Italie n'est pas le premier pays du "doom", mais il est clair qu'on n'est pas à l'abri de tomber sur le groupe inattendu en la matière. Et même si les membres sont peu expérimentés dans le domaine, rien n'empêche qu'on ait affaire à des génies...En ce qui concerne THE UNDERGRAVE EXPERIENCE, certes ce ne sont pas forcément des génies, mais il ne faudra absolument pas renier le talent de ce trio, car ces trois mecs, au sein de leur « Macabre – Il Richiamo delle Ombre » ont réussi à instaurer une atmosphère morbide et horrifique digne d'un film d'horreur.

Premièrement, on peut se faire une idée de la chose rien qu'avec le nom de scène des italiens : l'auditeur se retrouvera donc sous terre, dans une tombe, à expérimenter l'horreur que d'être enterré vivant. Le titre de l'album peut aussi évoquer le titre d'une partie ou d'un acte, « macabre » étant le premier, et les deux morceaux le constituants étant les sous-parties. Ce qui, forcément, nous indique immédiatement que tout se suit, tel une histoire que l'on nous raconte.

Nous ne sommes pas loin des faits : si l'on peut prendre les faits telle une histoire, on peut aussi les prendre telle une expérience ou une simulation. Il vous faut donc vous préparer lorsque vous mettrez cet album sur « play » car ce que vous allez vivre est unique. Unique, à condition que l'on ne vous enterre pas vivant dans un futur proche !

Trêve de plaisanterie, passons aux choses sérieuses : les deux titres vous emmènent directement sous-terre, vous êtes allongés, vous avez froid, il fait sombre et vous commencez à manquer d'air. Le "doom funéraire" de THE UNDERGRAVE EXPERIENCE vous offre ces sensations, grâce à un rythme immensément lent, des nappes de claviers glaciales, noires et horrifiques, et des riffs lourds, gras, graves et quasi bourdonnants. On se retrouve donc dans un endroit clos et confiné, le funeral « horror » doom des milanais en étant largement pour quelque chose, tant l'atmosphère est lourde et pesante.

Vous avez quarante trois minutes devant vous : c'est le temps qui vous est imparti pour sortir de cette tombe. Vous passerez par tous les états d'esprit possible, entre le courage, l'espoir mais aussi la peur et l'horreur. Des touches de piano mélancoliques céderont la place à des notes de piano plus effrayantes : non seulement elles sont jouées dans les aigus, mais en plus, elles sont lentes, glaciales, et inattendues. Et bien sûr, il y a le chant de Marcel, un growl des plus caverneux. On alterne anglais et italien, histoire de devenir plus poétique là où tout semblait désespéré. Mais de toute manière, c'est bien une ambiance désespérée et cadavérique qui se dégage de ces deux titres digne d'un film d'épouvante. Malgré la linéarité des nappes de claviers, des riffs, et des notes de piano, ceci souligne l'aspect inéluctable de la situation : la mort. Et cet effet hypnotique ne peut que fonctionner comme une agonie que l'on verrait en direct (ou si vous préférez, notre propre agonie!).

En clair, ce premier jeu est excellent et prouve que les italiens ont le don de nous effrayer et nous faire vivre les expériences les plus terribles et insoupçonnables. Quelle sera donc la suite ?

Author: Matai