Comatose Vigil - Fuimus, Non Sumus… (CD) Digipak

Review
Pure Nothing Worship

"Fuimus, Non Sumus…" is the second, and the final album of this (already) legendary funeral doom trio from Moscow. The album is comprised of 3 monolithic compositions, which in total length last a bit over 75 minutes. Album is opened by "Fuimus, Non Sumus…" which, slowly but surely, develops a sound story which threads through this dark work. The keyboards are pronounced and for a tone louder than the guitars, which gives a stronger atmosphere to the whole song. A.K iEzor’s growl is outstanding. It’s as if recorded in a tomb. After a little less than half an hour, "Autophobia" starts, the second song on the disc. The lyrics are on German, and talks about inner fears and the longing for eternal peace, as the funeral procession of instruments perfectly follows the entire story. After 23 minutes of our own fears, a dismal guitar and quiet keyboards begin, and at the same time start the song "The Day Heaven Wept", the song that closes the disc. I’m not sure what to say about this song. Somehow it is hard, because after it there will be eternal silence. This song is in a way a farewell to the band. I only want to mention that this text is in Russian. Even as the album was recorded in the original line up which consists of A.K iEzor on vocals, Vig’iLL – guitars and bass and ZiGR – on keyboards, I have to admit that it can't compare to the quality of the debut. This monolithic piece was recorded by high standards, everything is well done, but something is still missing. As more as the minutes on the display are passing, the album seems more and more monotonous, but not boring. Perhaps that was the goal. Perhaps we need more time to soak in these sounds. Perhaps, we still haven’t felt the end, towards which this album hints. All the more I’m thinking that perhaps I’m wrong, because life is useless. 7th March 2012 is the day heaven wept... Comatose Vigil (2003 - 2012). They will never be forgotten. Rest in peace.

Review
Antichrist 'zine
9/10

Very last album from this great Russian band… They have recorded this album and… were split-up… With this last album musicians has proved to us their original thoughts and musical visions. 3 songs, very long songs, but without anything boring in its structure! First song’s running time is around 28 minutes, and these minutes passing too fast, just coz very nice composition structure. Funeral doom was always dark and obscure music, but some nowadays bands make it really gunny, with too melodic and too light music and atmosphere, but COMATOSE VIGIL followed by real path, and their music made with truly dark and obscure atmosphere, slow and fucking pressing, with same pressing guitars and heavy growls. I like this album in every its aspect, in spite of the fact this is funeral doom metal here are many various ideas, which make this music pretty reach and very listenable. Thus I think they finished their path worthy!

Review
Forgotten Path
9/10

This album is a great result of a collaboration of Russian Doom Metal enthusiasts. The trio from Moscow Comatose Vigil (unfortunately, non-existent now) and “Solitude Productions” present the element of Funeral Doom Metal. “Fuimus, non Sumus...” includes three compositions that last over an hour and pulsate with cold, emptiness and despair. This album might be labelled as a typical Funeral Doom release, but its sound reminds me a lot of Chilean Death/Doom Metal band Mourners Lament. Although when comparing these two bands it becomes obvious that the Russians lack the powerful and massive guitar sound. Just listen to the beginning of the mini release “Unbroken Solemnity” by Mourners Lament. It strikes with such rich and stunning sound that you feel as if pressed down into the ground. Comatose Vigil’s music does not create this amazing feeling. But even without it “Fuimus, non Sumus...” is a well performed and recorded album which includes quite interesting but rather lengthy songs. The long duration of tracks always bothers me a little. Why can’t these half-an-hour songs composed of the same repetitive riffs only last 15 minutes? The question is rhetorical, of course. In Comatose Vigil’s case these long tracks allow you to enjoy the atmosphere, powerful and rich growl vocals. The sound itself could be a little more massive, because now it is similar to the sweetness of Shape of Despair + Swallow the Sun. Nevertheless this album leaves a really pleasant, cold, dark and melancholic impression.

Author: Odium

Review
Metallized
6.5/10

Fuimus, non sumus…
Eravamo, non siamo…

Un presagio?
Non saprei. I Comatose Vigil non sono certo una band che si interpone tra le righe del doom, sperimentando strade sonore ai confini del genere. Al contrario, i moscoviti confezionano prodotti perfettamente riconoscibili e, soprattutto, centrati nel target degli stilemi funeral più classici. La cosa, di per sé, azzererebbe dunque il messaggio subliminale incluso nel titolo del nuovo arrivato: lo spauracchio di un’evoluzione sonora che non avrebbe certamente soddisfatto i tanti fan della band.

Ed infatti è sufficiente venire a contatto con i primi secondi di Fuimus, Non Sumus…, album che spezza un’assenza dalle scene di quasi cinque anni, per comprendere quanto statica e ripetitiva sia la visione operativa dei Comatose Vigil, ben puntellati nel proprio credo fin dal primo e convincente Not A Gleam Of Hope: alla base della performance datata 2011 c’è infatti il rigoroso perpetramento degli stilemi basici che “furono”, su tutti la convinta conduzione tastieristica della melodia. In ogni condizione, in tutte le tracce presenti in questo nuovo episodio, sono le keys di Zigr a tenere il bandolo della matassa all’interno delle partiture. Il guitarism, posto ad un livello d’accompagno ed armonizzazione paragonabile a quello del quattro corde (entrambi suonati da Vig’ill), è comunque molto importante nella resa finale dell’amalgama, rendendo fitta e rocciosa la maglia di suoni decadenti che questi giovani adepti intendono fornire al proprio pubblico: il songwriting non prevede ricami chitarristici degni di tale nome, preferendo invece un supporto al wall of sound fatto di monolitici ed immobili power chords. Il risultato, a sua volta impreziosito da un vocalism decisamente roboante e profondo (chiaramente effettatissimo), ben racconta le storie funeree di novantiana memoria (Thergothon, Skepticism, and so on), adattandosi con facilità ad essere presentato quale perfetto ed intransigente esempio stilistico.
In una parola: questo è “true funeral doom”!

Fatta chiarezza sull’inquadramento, va però compreso (e spiegato) se in Fuimus, Non Sumus…, alla luce di questo comportamento definito e coerente - fatto anche di lungaggini tipiche della materia - si riesca ancora a scovare del reale soddisfacimento (come accadde per il predecessore) oppure se, al contrario, un modus operandi così meccanico e derivativo - riproposto senza particolari cambiamenti - sia diventato oltremodo stucchevole e noioso, soprattutto considerando che in tutti questi anni si sono presentate sul mercato centinaia di band cloni, anche di pregevole fattura (non ultimi gli italiani e compagni di label The Undergrave Experience).
Diciamolo senza peli sulla lingua: i tre brani inclusi nella tracklist non funzionano a dovere.
I temi sono avvolgenti e solenni, tuttavia la progressione nel tempo (davvero esagerata anche per un amante del genere quale il sottoscritto) concede pochissime variazioni, sia formali sia di merito. Le suite, nonostante qualche piccola addizione melodica ad ornare le ricorrenze, puzzano ben presto di “già sentite”, di “troppo monotone”, di “troppo noiose”. Ognuna delle canzoni presenti in questo platter potrebbe essere risolta in pochissimi minuti con un risultato certamente maggiore e con una sensazione di freschezza e creatività davvero appagante. Chiaramente, operando così, si sarebbero dovuti comporre altri 7-8 temi, declinati in altrettanti brani, strategia che viene rigettata per partito preso dalle formazioni più irreprensibili. Come spesso accade nelle frange più estreme, anche nel doom esistono i cosiddetti “radical chic”, sappiatelo…
Fuimus, Non Sumus… prende così le sembianze di un’interminabile scala a chiocciola verso l’abisso: buia, spaventosa, ma anche senza senso e via d’uscita.
A dire il vero, ad un primo ascolto, ho apprezzato la title-track, così com’anche la terminale The Day Heaven Wept. Un po’ meno appagante, fin da subito, la mediana Autophobia che non riesce a donare un trasporto emotivo adeguato e che dunque si tende a skippare con troppa facilità.
Se però all’avvio dell’esperienza è effettivamente possibile isolare nella purezza di intenti il maggior pregio di questo album, è con l’aumento degli ascolti che la “minestra” diviene insipida, indizio che, con il passare del tempo, mi ha definitivamente convinto di un’operazione di “annacquamento” troppo sorniona.
Il sound eccelso, merito di una produzione che ben sposa gli elementi chiave (tastiere, chitarre e voce) e di armonizzazioni encomiabili, va dunque sprecato pur aiutando (parecchio) l’ascoltatore a rimanere sul pezzo: peccato, perché le risorse messe a disposizione dalla Solitude Productions sono certamente ben superiori rispetto a quelle di cui i nostri beneficiarono dalla Marche Funebre nel lontano 2005. All’epoca, però, la formula funzionò, aiutando a dare i natali ad uno dei platter più importanti ed apprezzati del genere…
Che oggi sia mancata sul serio l’ispirazione?

Non servono altre parole. Fuimus, Non Sumus… raggiunge ed oltrepassa la sufficienza principalmente per le grandi virtù stilistiche e per un confezionamento sonoro davvero ineccepibile; per quanto concerne il lato emozionale trovo pochi appigli per “reagalare” punti al voto aritmetico che si staglia dunque su un 65 già abbastanza generoso.
Inizio ora a comprendere il presagio insito nel titolo.

Author: Massimiliano Giaresti "Giasse"

Review
Xtreem Music
9/10
06.10.2012

Una vez más, la musifactoría funeraria made in Rusia sigue a pleno rendimiento… Vete a saber que ostias comerán por esos lares para que sigan cagando Funeral Doom a todas horas, aunque sea lo que sea, aquí nos llegan otros enfermizos de la descomposición citada. Obviamente, Solitude Productions no se pierde una, y no digo que ello sea malo, aunque parece que últimamente su criterio en cuanto a calidad de bandas, es algo más permisivo a la hora de limpiarse el culo.

Afortunadamente, COMATOSE VIGIL no es el caso, rara es la vez que defraudan estos veteranos del género y el caso es que con ”Fuimus, Non Sumus” podríamos decir que siguen dando la talla sin necesidad de tirar de la cadena. Musicalmente, la sensación de asfixia de su anterior ”Not A Gleam Of Hope” abre nuevas vías y deja paso a unos aires renovados mucho más vivos (que no alegres) sin tanta carga suicida, sin la necesidad de saltar desde un quinto e incluso con la esperanza de seducir a la vecina del segundo.

Con ello, podríamos decir que COMATOSE VIGIL hacen borrón y cuenta nueva, y nos presentan una obra con muchísima atmosfera presente. Tres temas que transcurren como la noche y el día, muy distintos entre sí y con el cáliz necesario para engullirlos sin llegar al hastío. La tríada “Fuimus Non Sumus”, “Autophobia” y la final “The Day Heaven Wept” no bajan de los veinte minutos por barba, así que no queda otra que aplicarse aquello del “despacito y buena letra” para llegar a su digestión placentera.

Musicalmente todo transcurre sin que pase nada, ya sabéis, como quién observa tras el cristal sin que logre volver en si, como quién es engullido por un receptor de sensaciones cautivadoras, bellas y hechizantes con una lentitud solo equiparable a la peña de correos, como quién cae rendido ante un paisaje mortífero, desolador y a la vez reconfortante, o como quién intenta definir la hipnosis echa música hasta su último rincón.

Quieras que no, la mancha negra de ABSTRACT SPIRIT acaba impregnando su porcentaje, aunque el colorido sea mucho más nítido que antaño. Parte de ese peso, viene plasmado por unos teclados sublimes y envolventes, con una base rítmica que se pronuncia a favor de la transparencia entendible dejando atrás la saturación ofuscada de sus inicios. COMATOSE VIGIL, o mejor dicho, “Fuimus, Non Sumus” reclama a los añorados COLOSSEUM a la par que aumenta su relación con lo viejo de ESOTERIC, EA, dejando atrás de una forma incluso exagerada la influencia cancerígena de sus inicios (onda WIJLEN WIJ) y demás tumores musicales.

El resultado final, es un álbum de Funeral Doom de corte agradable, envolvente con sus menesteres actuales, con su desenlace mínimamente repetitivo, aunque perfectamente camuflado e hilado con un dinamismo espontáneo a prueba de bombas. La producción de Greg Chandler de los mencionados ESOTERIC, no es más que el envoltorio perfecto para COMATOSE VIGIL, distinguiéndose cada chasquido, cada segundo e incluso cada detalle del suspiro más remoto.

Recomendado, de escucha obligada e incluso un perfecto punto de partida para los recién llegados a este tipo de género. ¿COMATOSE VIGIL?? La hipnosis musical vestida de gala.

Author: Xavier Bergada