Déhà & Chris Dalcin - Par Le Sang Et La Fin (CD) Digipak

extreme funeral doom metal, Solitude Productions, Solitude Productions
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SP. 158-21 xs
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The new album of the Belgian multi-instrumentalist musician Déhà, known for such projects as Slow, Clouds, Deos, God Eat God, Merda Mundi, Imber Luminis and many others. This time drummer Chris Dalcin (Czarina, Elusive Travel, Windbreed and others) from the USA took part in the recording. «Par Le Sang Et La Fin» is one long track in 36 minutes, turning into complete madness. The musicians create a truly stunning piece in the style of funeral doom metal, inheriting the atmosphere of suicidal black metal. For those chosen ones who are not afraid to touch the madness and pass it through themselves CD is published in the form of a four-lane digipack.

Tracklist:
1 Par Le Sang Et La Fin 36:41

Artist:
Déhà & Chris Dalcin
Artist Country:
International
Album Year:
2021
Title:
Par Le Sang Et La Fin
Genre:
extreme funeral doom metal
Format:
CD
Type:
CD Album
Package:
Digipak
Label:
Solitude Productions
Cat Num:
SP. 158-21
Release Year:
2021
Barcode:
4627080611870
Country Of Manufacture:
Russia
Review
Heavy Metal Webzine
8/10
10.06.2021

« Dove sono? Come sono arrivata qui? », le pulsò nella testa, come di risveglio. « Non ricordo… niente. Che posto è? Una casa forse. Uno scantinato? Oddio! no, è… è una grotta. Oppure no? Non… non ricordo di aver… camminato. Non vedo aperture. Non vedo niente. Sono sola? Chi mi sta facendo questo? Il suolo è freddo e duro. Sconnesso e… ».

… e cos’era quell’eco malevola? No. Non già un’eco: piuttosto il riverbero dello strazio; continuo e circolare e raggelante. Quale indescrivibile creatura maligna poteva produrre un rantolo così straordinariamente compromesso?

Come quando la nostra vista si adatta gradualmente ad un repentino cambio di illuminazione, così avvenne non solo dietro ai suoi occhi ma anche dietro alle sue orecchie e dietro alla sua pelle. « Non è un corridoio », pensò. La sottile corrente che le accarezzava gli avambracci. I madidi riverberi moltiplicati dalla pietra. E quei suoni, quell’avanzare tumultuoso ed irregolare, quel mugugno tormentato che proveniva – ne era sicura – direttamente dal cuore dell’Inferno. Ecco… se mai l’Inferno ne avesse avuto uno, quello è il suono che doveva fuoriuscirne.

Un tizzone di morte tremolava sul pavimento di quella caverna terribile; un labirinto di pura roccia. La creatura maligna pareva avvicinarsi, a riprese irregolari – o forse no. « Ma cosa d…? ». Tutto era ancora troppo confuso, eccetto il terrore – così vivo, dentro ad ogni più piccola cellula di lei. Paralizzante.

Sentiva la respirazione fermarsi, il sudore tornare sui propri passi. Quanto sarebbe durata l’attesa? Quanto? « Quando mi sarà addosso, infine? Da quale angolo? ». Non tardò più molto la certezza, incontestabile, di essere spacciata. Non era neppure riuscita ad alzarsi da terra, obnubilata com’era dall’ossessionante clangore che schizzava da tutte e nessuna direzione; finanche da dentro di lei. « È così che deve finire? Mi scoppierà prima la gola o mi sarà prima addosso questa cosa? ».

La sbalorditiva frenesia di Déhà ha partorito un ulteriore manifesto di morte, col batterista Chris Dalcin a condividerne parte degli onori di copertina. Oltre l’idea sdrucita di funeral. Un lungo e delirante pezzo di trentasette minuti capaci di ricacciarci in fondo alla grotta che ci attanaglia la mente. Déhà svilisce la melodia, Dalcin asseconda e scruta. Per stomaci all’erta.

Author: The Underground
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