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HellLight - …And Then, The Light Of Consciousness Became Hell… (CD)

funeral death doom metal, Solitude Productions, Solitude Productions
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The third album of a Brazilian band demonstrates the further progress of the musicians. Six epic tracks featured on the album are filled with deep tragic passion created by solid guitar sound and rich keyboards. Dense sound and interesting melodies distinguish the album among their other works. Piano interludes, mid-tempo fragments and clean vocals make the new album of HellLight an outstanding example of funeral doom death metal.

Tracklist:
1 The Light That Brought Darkness 12:21
2 Downfall Of The Rain 14:12
3 Soaring Higher 14:06
4 Children Of Doom 12:19
5 The Secrecy 12:53
6 Beneath The Light Of The Moon 12:55

Artist:
HellLight
Artist Country:
Brazil
Album Year:
2010
Title:
…And Then, The Light Of Consciousness Became Hell…
Genre:
funeral death doom metal
Format:
CD
Type:
CD Album
Package:
Jewel Case
Label:
Solitude Productions
Cat Num:
SP. 043-10
Release Year:
2010
Country Of Manufacture:
Russia
Review
Headbanger
8/10
03.02.2011

Быстро знакомимся: HellLight, из Бразилии, музыкантов то ли два, то ли три, - в буклете не указан драммер, да и звук барабанов не самый впечатляющий. Альбом “...And Then, The Light Of Consciousness Became Hell...” уже третий на счету этих пожилых дядек. Играют они фьюнерал-дум пополам с классическим думом: когда раздаётся чистый вокал, в комнате слушателя начинает отплясывать призрак Мессии Марколина. А ещё в аранжировках много "Хаммонда". Да и собственно музыка густо заправлена эдаким кустистым эпическим мелодизмом, будто сочинил всё сам Лейф Эдлинг. В общем, Candlemass где-то рядом, плавает в «Наутилусе» под толщей океанов сознания несчастных, посмевших завести эту пластинку. Эти ребята наверняка в трансе. Кайфуют от ровного пульса глубоководного похоронного чудовища. Глаза полуприкрыты, мышечный тонус на нуле, два вдоха в минуту, температура тела – комнатная. Красота. По моему прогнозу, поймут красоту скорее фанаты классического дума, чем любители фьюнерала – меланхоличного или отмороженного. Здесь нет ни меланхолии, ни озлобленности, - а тексты читать не хочется, поскольку нового там ничего не найти. Но в музыке можно откопать целый океан ностальгии и олдового смаку. Ребята из шведской банды (уже три раза упомянутой), наверное, сами дико прутся от этого альбома. Вполне их понимаю, от мелодичных соло, например, в конце песни “Soaring Higher” моэно даже получить оргазм. Но полагаю, целевая аудитория поняла об этой пластинке всё, что нужно, уже после первой четверти рецензии. Позвольте прекратить расточение мыслей по клавиатуре; это качественный, хоть и не сильно яркий альбом.

Author: Richter
Review
Headbang
8/10

I brasiliani HellLight piazzano un colpo non da poco nel panorama doom metal internazionale, il nuovo …And Then, The Light of Consciousness Became Hell… è sopraffino funeral doom ma non solo questo. L'ostacolo primario da affrontare è la sua durata, anche se amate ascoltare il genere e le sue bands principali non è detto che l'avventura con questo disco sia tutta rose e fiori vista la sua capacità di sfiancare come pochi. Questa cosa non deve essere presa come negativa, ma è necessaria una doverosa "scrematura" per arrivare in seguito al vero valore di un opera di una certa caratura. I sei brani arrivano più volentieri al quarto d'ora di durata piuttosto che ai dieci minuti e qui possiamo già intuire il tipo di percorso che ci aspetta. Proprio per questo motivo soltanto i veri fanatici del genere potranno trarre beneficio da un "supplizio" sonoro articolato, ben servito, ed eseguito con una dose di "diversità" non comune.
Questa diversità è quella di apparire in forma e sostanza completamente funeral doom, ma allo stesso tempo gli HellLight appaiono epici, sognanti e sacrali. Posso immaginare volti perplessi davanti a questa descrizione, e la migliore risposta che posso dare è quella di andare istantaneamente a procurarvi …And Then, The Light of Consciousness Became Hell… per testare sulla vostra pelle le laceranti note proposte.

Tastiere sullo sfondo conferiscono atmosfera, solennità e sentimento, un growl profondo è il perfetto e sicuro interprete di passaggi oscuri ed opprimenti, le chitarre suonano potenti e "piene" dando una spinta al tutto non da poco mentre menzione a parte merita la voce pulita, ben dosata (tre canzoni su sei) e fornitrice di segni/momenti indelebili (chi segue ed adora i Void Of Silence dovrebbe ascoltare questo disco solo per questi interventi).
Non c'è un solo calo nei sei capitoli, l'inziale The Light That Brought Darkness è forse quella più "easy", quasi come a dire "prima vi diamo un contentino e poi vi affondiamo nella più completa oscurità". Downfall Of The Rain (romantica nella sua melodia pianistica), Children Of Doom (bellissima e dal grande "ritornello") e Beneath The Light Of The Moon comprimeranno completamente l'ascoltatore senza curarsi di una sua eventuale ripresa. Soaring Higher e The Secrecy vedono il ritorno del cantato pulito di "elevazione", epicità ed eleganza la fanno da padroni senza omettere una perenne "opacità" che rende questi brani degli autentici must.

Adatto per i momenti di riflessione, per staccare o più semplicemente per passare un ora e venti di buona musica , …And Then, The Light of Consciousness Became Hell… spero riesca a soddisfare e svelarsi per il suo valore notevolmente superiore.

Author: DukeFog
Review
Metallized
6.3/10

Incredibile! La Solitude Productions ha prodotto un album di una band che non solo non è sovietica, ma addirittura proviene dal Brasile. Gli HellLight, per chi non li conoscesse, sono una band attiva dal 2001 con alle spalle due full lenght album, uno dei quali dall'esplicativo titolo Funeral Doom, e che oggi si presentano alla nostra attenzione col kilometrico …And Then, The Light of Consciousness Became Hell…
Pensando al Brasile - oltre ai culetti ovviamente - è impossibile non pensare a bands storiche come Sepultura, Sarcofago, Holocausto etc... ma, a dispetto delle aspettative, i nostri ci consegnano un platter di sonorità doomeggianti particolarmente pesante ed opprimente, inquadrabile a metà strada tra il classico death doom ed il funeral, ma con diverse influenze che ne imbastardiscono il suono.

Il sound degli HellLight infatti si articola su tempi molto, molto lenti ma senza raggiungere livelli estremi, mentre la loro caratteristica saliente è riconducibile all'utilizzo dei synth, i quali svolgono un ruolo primario nell'economia dei brani, divenendo essi stessi parte della struttura portante che regge le songs. L'iniziale The Light That Brought Darkness è un ottimo biglietto da visita per la band: un brano molto lento, ma non particolarmente opprimente grazie appunto all'uso dei synth che donano un'atmosfera più ariosa a composizioni che altrimenti sarebbero stato quantomai asfittiche. Purtroppo il pezzo viene sporcato da inserti di clean vocals che, oltre ad essere decisamente stonati, vanno a cozzare contro le lugubri atmosfere iniziali; inoltre, la scelta di porre in conclusione un assolo in stile NWOBHM, mi apre gli occhi sulle reali prospettive della band. Infatti se ad un primo ascolto questi HellLight potrebbero essere definiti semplicemente come una doom/death metal band, col ripetersi degli ascolti è possibile notare le svariate influenze black - facilmente rintracciabili nel frequente uso dello screaming da parte di Fabio - oppure le altrettanto evidenti influenze di metal classico nel guitar working, particolarmente melodico ed easy listening.
Completa il quadro una copertina in stile black metal con tanto di stella a cinque punte e logo con croce rovesciata, sottolineando ancora una volta il fatto che la band non abbia nessuna intenzione di schierarsi in un genere ben preciso.

I brani hanno tutti un minutaggio superiore ai dodici minuti e, mentre la seconda traccia scorre via stancamente, la terza Soaring Higher tenta di risollevare le sorti del disco. Seppur le melodie di questo pezzo riescano a convincere, la scelta di adoperare esclusivamente delle voci pulite stanca quasi da subito, portando con sé il conseguente effetto nausea per via anche della limitate capacità canore del buon singer, il quale, nonostante i sacrifici, risulta inadeguato, forzato e purtroppo inespressivo.
Childrem of Doom è un titolo che lascerebbe presagire una colata di pece bollente sulla pelle dell'incauto ascoltatore, ma si rivela una song assai "leggera" ed atmosferica, intervallata da un'apertura melodica del chitarrista che spezza un brano interessante ma non di certo memorabile.
Le tracce di questo lavoro sono tutte molto simili tra di loro; sfido chiunque a mettere il proprio player in modalità random per poi distinguere questi brani che alla lunga si somigliano tutti per la struttura, per i tempi di batteria e per l'utilizzo dei synth.
Le conclusive The Secrecy e Beneath Light Of The Moon concludono il lavoro senza aggiungere nulla di nuovo ad un album che non rimarrà nelle vostre orecchie oltre la durata effettiva del suo trascorrere.

Personalmente non mi sento di consigliare l'ascolto di questo album a nessuna categoria specifica di ascoltatori, in quanto la band - nel vano tentativo di soddisfare tutti - non riesce ad accontentare proprio nessuno, in special modo perché hanno a che fare con un ambiente in cui gli ascoltatori diventano ogni giorno più esigenti. Come si suol dire: ne carne ne pesce!

AAuthor: Furio
Review
Kaos Guards

L’écoute de cet album ne peut se concevoir que comme une expérience qui exige de l’auditeur qu’il abandonne tout lien avec le monde matériel.

L’audacieux qui voudra découvrir HELLLIGHT devra s’attendre à défiler à l’ombre de six monolithes d’une noirceur effarante, d’une facture impeccable, d’une ampleur sidérante.

Nos Brésiliens se contentent pourtant de reprendre à leur compte les ingrédients du Funeral Doom Death : compositions longues et monolithiques (pas un morceau en dessous des douze minutes !), chant caverneux, rythmiques pachydermiques, arrangements de claviers, lignes mélodiques sépulcrales... Effectivement, il ne manque aucun élément dans la sinistre litanie.

C’est bel et bien dans la pratique de ce rituel balisé que HELLLIGHT se distingue tel le Bouc émergeant de la masse hystérique un soir de Sabbat. Notons que l’intelligence première du groupe est d’avoir opté pour une mise en forme sonore extrêmement claire, permettant de distinguer à tout moment chacun des éléments cités ci-dessus. D’où une efficacité et une pertinence décuplées. Ainsi, qu’elles proviennent des claviers ou des guitares, les lignes mélodiques ne sont pas noyées dans le magma rythmique mais bien au contraire s’élèvent majestueusement au-dessus. Avec par moments un rendu quasiment transcendental, osons le terme.

Le sentiment est tellement fort que le chroniqueur doit savoir renoncer aux mots pour tenter de le décrire. Juste un dernier : indispensable.

Author: Alain Lavanne
Review
Kronosmortus
8.5/10
17.02.2011

A nevében három L betűt viselő zenekar egy olyan országból származik, ahol ez a fajta Doom/Death muzsika talán nem éppen a legjellemzőbb. Brazília kapcsán leginkább olyan zenakrok és követőik, harcostársaik jutnak eszünkbe, mint a SARCÓFAGO, KRISIUN, SEPULTURA, HEADHUNTER DC, hogy csak pár nagyobb nevet említsek. A HELLLIGHT harmadik albumát hallgatva azonban inkább az angol MY DYING BRIDE munkásságát tudnám felhozni párhuzamként (nem vészes hasonlóság egyébként, de a váltott – hörgős, tiszta – énekkombináció kapcsán azért beugrik). A gyászos, gótikus katedrálist idéző hangulat egészen hasonló a britek korai anyagaihoz. Erőteljes, tiszta, fémes hangzással megtámogatott, lassú, gyászmenet-jellegű tempóval masírozó dalokat hallunk, hangulat-fokozó, jól eltalált szintetizátorokkal a háttérben, és még kitűnő, hosszú gitárszólókkal is találkozhtaunk itt-ott. A gyászos, elmúlást megidéző atmoszféra mellett némiképpen sötétebb érzések is helyet kapnak az album hangulati palettáján, ez számomra üdvözítő dolog. Ami még mindenképpen megemlítendő, az a dalszezői képességek megléte.

Az átlagban körülbelül 12 perces dalok megírása nem egyszerű feladat, főleg nem akkor, ha hat ilyet kell úgy megalkotni, hogy szerves egységet alkossanak, és ne legyenek unalmasak. Azonban ez itt sikerült, szívesen adja át a hallgató magát a 78 perc által keltett Doom/Death világnak. Bár, ahogy az stílusából fakad, nem mindig feltétlenül egyformán működik, megfelelő hangulat szükségeltetik hozzá. Mindenesetre egy erős, jól megírt anyag a brazilok, még tavaly decemberben megjelent, dalgyűjteménye.

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ENGLISH VERSION:

This band, having three Ls in the name, is hailing from a country to which this kind of Doom/Death genre would not be the most characteristic. When you hear about Brazil, you tend to associate with bands and followers, and warriors such as SARCÓFAGO, KRISIUN, SEPULTURA, HEADHUNTER DC, just to mention a few of the bigger names. Listening to the third full-length of HELLLIGHT, I'd rather cite the works of English MY DYING BRIDE (no too much direct similarity though the alternating – harsh and clean – vocal combination evokes such feeling). The mood, summoning funereal, gothic cathedrals, is quite similar to that of the British bards on their earlier works. We can hear slow, funereal march-like tracks supported by a powerful, clean and metallic production, with some good synths increasing the mood, and even some excellent and long guitar solos. Beside the atmosphere evoking mourning and passing away there are darker feelings on the mood palette of the record which is truly good for me. What should also be mentioned by all means is their skill of writing songs.

To write tracks with an average length of about 12 minutes is not the easiest task, especially when you need to compose six of these in order to form an organic unity and not to become boring. However, they succeeded in it here, thus the listener easily gives himself/herself to this Doom/Death world created in these 78 minutes. Even though, originating from the genre itself, it does not work all the time, it needs a special mood for that. This set of songs, released back in December 2010, of the Brazilian guys is a strong, well-written stuff.

Author: Stillborn
Review
Pavillon 666
5.5/10
16.08.2011

Il faut croire que pour le groupe Brésilien Hell Light, la lumière peut provenir des enfers et être source d’espoir…a contrario, la lumière peut aussi être l’enfer lui-même, et il se peut que cet espoir et ce plaisir procuré à la vue d’une lumière éclatante ou emplie de chaleur ne soit que le début de notre entrée en enfer, une malédiction plutôt qu’une bénédiction…

Dès lors, le duo en question, Fabio et Alexandre, utilise allégrement cette thématique pour la sortie de son nouvel opus, « And Then the Light of Consciousness Became Hell.. », signé chez Solitude Productions. Cette fameuse lumière est mise en musique par un doom très lent et funéraire, morbide à souhait en plus d’être lamenté et déchirant. Il n’est vraiment pas difficile de se croire en Enfer tant les ambiances sont représentatives…les claviers sont vraiment à l’honneur, comme nous pouvons l’entendre très souvent : fond d’ambiance, bruit de vent, et même orgues et chœurs, impossible de ne pas être parcouru de frissons tant le groupe arrive à nous happer dans cet ensemble dense, opaque, lourd, et terrible, où les guitares deviennent l’élément secondaire des morceaux. Car les riffs sont plutôt discrets dans l’ensemble, même si quelques offensives se font ressentir de ci de là. Mais ces guitares sont d’autant plus mises en valeur lors des parties acoustiques et instrumentales.
Hormis cela, le chant apporte des éléments death dans les compos, étant donné qu’il s’agit d’une sorte de growl. Rocailleux et agressif à certains moments, il n’est pas non plus prédominant, mais il serait dommage de ne pas considérer son importance dans certaines parties plus pointilleuses et hargneuses. Toujours au niveau du chant, l’alternance avec le chant clair est aussi de la partie, si bien que ce type de voix a tendance à se faire ressentir lors de breaks, ou de passages plus torturés.

Mais là où le bas blesse, c’est lorsqu’on se rend compte de la longueur et la linéarité des morceaux. Non seulement on frôle les quatorze minutes par titre, mais en plus la monotonie s’accroît au fur et à mesure de l’écoute de cet album : la lenteur pourrait y être pour quelque chose, mais c’est plutôt le manque de variations des structures et la même alternance growl/chant clair qui sont mis en état de cause, si bien que toutes les chansons se ressemblent à en mourir. Comment les distinguer, quelles sont les clés, les indices ? Il n’y en a pas tant que ça, car au final, ce sont les mêmes instruments qui sont repris ici, même si un piano apparaît à un endroit, ou parfois des instruments traditionnels et les mélodies qui vont avec, histoire de rajouter un côté pagan.

C’est dommage, vraiment dommage que cet album ne soit pas à la hauteur de nos espérances. Avec une pochette aussi classe et une thématique pareille, on se serait tout de même attendue à plus d’originalité et de variations dans les morceaux mais non. Les six titres sont donc très longs, monotones, et fatiguant sur le long terme. L’avantage serait d’écouter un titre comme ça, de temps en temps, en les détachant de ce bloc, et l’écoute est tout à fait agréable et sympathique. Comme quoi…certains opus ne sont pas fait pour être écoutés d’une traite.

Author: Matai
Review
Obscura
15.02.2011

Massive huge third full-length album for Brazilian Helllight after the "manifesto" 'Funeral Doom' (2008) and first for Russian label Solitude Prod.
As it's very easy to guess, Helllight play a pretty scholastic keyboards-driven funeral doom with incredibly long songs (all of them are more than 12 minutes in length), clean vocals here and there and great atmospheric parts.
Despite coming from one of the most anti-doom countries in the world, Helllight find themselves soon comfortable with (s)low tunes songs dealing with sorrow, paganism and death, guided by the majestic keyboards of Fabio de Paula.
The usual concern about this kind of albums is the variations of each song compared to the others. It's true, the songs don't really shift too much from a general idea, but this is not arguable here where we are interested in atmospheres more than skill and if a lot of repetitions are needed to reach this point, may them be the welcome.
This is sorrowful, slow, mourning music which has to be appreciated for what it is, and Helllight makes it in a very inspired way, believe me.
Review
Zware Metalen
7/10
14.02.2011

Ook in de doom denken we aan de calorieën! Solitude Productions brengt een nieuw product uit met alle voordelen van funeral doomdeath maar dan zonder dat je vanzelfsprekend aanwezige bierpens er nog groter van wordt! Ik presenteer u: Hell Light.

Het is echter allesbehalve het eerste album van deze Brazilianen, sinds de oprichting in 2001 brachten ze al twee eerdere albums uit. Op dit album wordt funeral doomdeath gebracht van een redelijke kwaliteit en een aardige verwijzing naar de dagen van weleer. Dikke lagen toetsen, een zang die zich bevindt tussen clean zanglijnen en een heavy metal-stem aangevuld met een wat lichte, hese grunt en naast zware riffs ook hoge solopartijen op de gitaar.

Een echt eigen geluid ontbreekt een beetje aan deze band, de afwisseling in vocalen is een goede zet, de zang is van goede kwaliteit maar ook weer niet zo kenmerkend of goed dat het de band een groot pluspunt oplevert. Het is een prima aan te horen muziekje, het album kabbelt ook lekker voorbij, maar echt blijven hangen doet het niet bij mij.

Author: Jan Hendriksen
Review
Minacious

Hell Light is a Brazilian Funeral Doom band that has been around since 2001 and this is their third full-length album. The music is basically slow, mournful and monotone Funeral Doom, but there are a lot of injections from other parts of the Doom spectrum. There are parts that are more classical Doom Metal with that particular Epic feeling, there are other parts that more reminds me of heavy Death/Doom Metal and even some parts that are more Gothic Metal influenced, especially those parts with clean vocals. There is also a melodic layer to Hell Light’s music which enhances the Epic and the gloomy side of the music. Interesting stuff, if you are into melodic and Epic Funeral Doom look no further.

Author: Mordant
Review
Lords of Metal
8.7/10

Het uit Brazilië afkomstige Helllight was bij mij nog niet bekend maar dit is inmiddels het derde album van dit trio. Waarschijnlijk zijn de voorgangers in onze contreien nooit goed beschikbaar geweest. Op basis van wat ik op deze eerste schijf voor het Russische Solitude Productions hoor ben ik wel benieuwd naar het oudere werk van Helllight. De zes nummers die allemaal tussen de twaalf en vijftien minuten duren zijn namelijk erg gaaf. Ik zou het omschrijven als doom/death metal met een stevige funeral doom inslag. De melodieën zijn gaaf, de zang die zowel gegrunt als clean gezongen wordt past goed bij de muziek en de keyboards maken het allemaal af. Ik kan eigenlijk geen negatief aspect vinden aan dit album. Misschien dat sommige luisteraars zouden kunnen vinden dat alles teveel in hetzelfde lage tempo gespeeld is, maar ik denk dat dit voor fans van doom metal over het algemeen niet tot problemen zal leiden.

Author: Pim B.
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